Frank Dicksee “Romeo and Juliet”

“Io sono Giulietta. Io sono la Purezza. Io sono la Potenza. Io sono Giulietta e sono fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni”.

1977 – 2010. Chi di voi non ha fatto caso alla pubblicità pensata dall’Alfa Romeo per celebrare il restiling della epica Giulietta? Molti di voi avranno fatto più caso alle statuarie fattezze di Uma Thurman che sfreccia per le vie di New York City con questa macchina che, detto fra noi, non è né femminile né, tantomeno, shakespeariana. l’italica casa costruttrice si è gustificata dicendo che questo restiling rappresenta la beauté guerrière, la voglia di vivere, della signorina Capuleti. Non staremo a disquisire su questo: a noi questa pubblicità ci piace. In particolare, la libera (ma molto libera) citazione da “Romeo and Juliet” di William Shakespeare sopra citata, mi ha fatto ritornare in mente le spensierate ore di Madrelingua Inglese al Liceo e il mio compendio tascabile, di almeno 50.000 pagine, di English Litterature. E’ proprio su questo mattone che ho visto per la prima volta questo dipinto”

“Romeo and Juliet”. Frank Dicksee. Southhampton Art Gallery. 1844. Olio su tela. ca. 116x169cm.

L’autore di questa grande tela è Sir Frank Francis Bernard Dicksee ( Londra 1853 – 1928). Pittore e intagliatore dell’Età Vittoriana, ebbe molto successo durante il suo tempo. E’ molto difficile collocare questo artista in un preciso Movimento Artistico. Si ispira al Romanticismo, specialmente quello di Francesco Hayez, ma solo stilisticamente perchè era improbabile che un pittore “della Regina” avesse dei pensieri rivoluzionari ed estremisti. Nella sua rappresentazione di soggetti tratti dall’immaginario collettivo medievale in chiave simbolica, ricorda molto le tele dei Preraffaelliti, anche se non fece mai parte di questa Confraternita. Pare che sia stato anche influenzato dalla corrente della Fairy Painting, che incantava gli spettatori portandoli in mondi fiabeschi e  magici, spesso tratti dalle opere di William Shakespeare. Le vesti sontuose e la cura minuziosa, quasi fiamminga, dei particolari sono il marchio di fabbrica di questo pittore che diede la sua personale interpretazione alle sventure di celebri personaggi come Cleopatra, Ginevra, Paolo e Francesca e, appunto, Romeo e Giulietta.

La tela, che era destinata ad essere una bozza per il libretto della tragedia omonima, risente molto dei dettami imposti dalla Regina Vittoria. L’opera fotografa il climax della celebre tragedia, quando si inizia a capire che veramente la pair of star – cross’d lovers è accompagnata dalla sorte infausta. Infatti, questa è quella che è stata battezzata la “scena del balcone”: Romeo, aggrappato alla balaustra, saluta Giulietta per recarsi a Mantova, dopo la loro prima notte da sposati. “Wilt thou be gone? It’s not yet near day!” gli chiede lei. Qualche strofa più avanti lui risponde “I must be gone and live or stay and die”. Questa scena, diventata un topos nella storia dell’arte,è altrimenti detta “Farewell! Farewell! One kiss and I’ll descend!”, le battute che Romeo recita a Giulietta mentre la sta per baciare l’ultima volta che si vedranno da vivi.

I protagonisti dell’opera sono i due ragazzi che si baciano. Giulietta veste una camicia da notte bianca, poiché rappresenta la purezza, e porta i suoi capelli rossi legati con un nastro d’oro, che sottolinea la sua appartenenza a una famiglia nobile. Il colore della sua chioma, è ricorrente nei ritratti Preraffaelliti, e innalza Giulietta a uno status divino. E’ da notare che, comunque,  in Inghilterra, i capelli rossi erano il marchio di fabbrica dei reali.  Romeo, invece, è abbigliato secondo una moda tipicamente “romantica” e con sé non porta armi. Il giovane, scapestrato ma, come Giulietta, puro d’animo, veste il rosso della sensualità e il verde della freschezza dei suoi anni. La coppia sembra essere l’impersonificazione dell’amor sacro e dell’amor profano, che, nella loro armonia, non possono che coesistere. Si denota in loro un certo slancio verso l’alto perchè se da una parte il loro è un amore segnato dalle stelle, dall’altra sarà proprio il loro sacrificio a far tornare la pace a Verona. Anche l’arco a tutto sesto che li sovrasta sembra una volta celeste, l’abbraccio di Dio. Come in tutta l’opera, i colori  dei protagonisti sono saturi e lucenti come il velluto. Sono colori vivi e giovani come Romeo e Giulietta.
L’artista ha dedicato la stessa attenzione maniacale anche per gli elementi secondari cioè la vegetazione, le architetture e lo sfondo.
Per capire quali piante compongono l’intricato erbario del dipinto, bisogna intendersene di botanica (o, come me, spendere un po’ di tempo su google). Si può ipotizzare che si trattino dell’Edera, del Pitosforo e dell’Asfodelo.
L’Edera, che come suggerisce il suo nome greco, avvolge una colonna tortile, è la pianta che simboleggia la passione che spinge gli amanti ad avvolgersi l’uno con l’altra, il dualismo della vita e della morte. L’Amore per la Vita e la Vita per l’Amore; ma anche Morire d’Amore e l’Amore per la Morte. Il Pitosforo, messo in primo piano, è un sempreverde che non richiede cure particolari, è abituato ad essere maltrattato e nonostante questo cresce a dismisura. E’ la pianta stoica per eccellenza.  In questo caso, potrebbe rappresentare il paradosso dell’amore, che anche alla crudeltà risponde con l’affetto e che, nonostante gli impedimenti, sopravvive. L’asfodelo, nascosto dietro a una tenda, sarà la pianta dell’infuso che frate Lorenzo darà a Giulietta per simulare un sonno uguale alla morte. E’’la pianta che simboleggia l’Aldilà. Con questa carrellata di piante Dicksee rappresenta l’amore che lega la coppia: la passione, la forza e il sacrificio.
La scena è inserita in un preciso impianto architettonico formato da sontuosi balconi, balaustre, colonne e capitelli. Ci sono molte forme che ci rimandano al Barocco e al 1500 ( colonne tortili, capitelli di ordine corinzio, archi a tutto sesto, colonne tuscaniche), periodo in cui Shakespeare ambientò la sua storia. Probabilmente, Dicksee scelse di far prevalere la linea curva anche per comunicare la dolcezza. Infatti, nella tela non c’è nessun presagio di morte, anzi prevale la felicità senza alcun pensiero negativo( fatta eccezione per il cielo violastro, che ci prepara alla sciagura). E’ solo il gesto di un attimo, l’evasione dalla triste realtà che, come si vedrà, è il messaggio vero dell’opera.
Sullo sfondo si vede una città. A differenza degli altri colori dell’opera, caldi, luminosi e vivi, lo sfondo appare spento, sbiadito e, soprattutto, lontano. La città è, quindi, molto distante dal castello ed è accarezzata dalla luce delle prime ore e del mattino L’atmosfera è fosca e nebbiosa, perciò più che Verona, sembra la campagna nella periferia di Londra. Di fatto anche nell’opera di Shakespeare, in alcuni punti, non si capisce se ci si trova a Verona o a Londra.
Quello che colpisce di più nella composizione è la continua ricerca di armonia. Prima di tutto nella cromia perchè ci sono molti colori complementari accostati, un esempio sono i colori di Romeo e di Giulietta.  Poi anche nell’incastro perfetto dei piani prospettici che sembra quasi mettere in fila le cose veramente importanti nella vita, creare una regola per vivere bene: Pianta (Natura) – Amanti (Amore)- Castello (Famiglia) – Città (Vita Moderna). Infine, le regole matematiche sfruttate per mettere in luce i punti focali dell’opera. attraverso un’illuminazione laterale, viene illuminato il bacio che, tra l’altro, viene anche incorniciato dall’arco a tutto sesto. Anche la prospettiva è laterale, a un gradino più in basso della scena, che rimane più in alto quasi come se fosse intangibile e indisturbabile. Non a caso anche il punto di fuga cade sulle bocche che stanno per baciarsi, ma che ancora non hanno compiuto l’azione. Lo schema è organizzato sulla regola dei terzi, che divide il disegno in 9 settori. in questo caso questo schema mette in risalto la fisicità della passione della coppia (la bocca, la gamba e la mano), così come il dinamismo del gesto.
Perciò, quello che ci dice Sir Dicksee è di abbandonarci a momenti di evasione, come per esempio all’amore. Attanagliato dalla frenesia dei tempi moderni ( e se si lamentava Dicksee nel 1900, cosa dovremmo dire noi nel 2010?!), Dicksee invita la gente a ricercare l’armonia e uno spazio a dimensione uomo, a ricercare ciò che ci fa stare bene…e, se può rincuorare, a comprarsi la Giulietta!!!

3 Risposte

  1. 🙂

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  2. […] Frank Dicksee “Romeo and Juliet” « CITTADINO IMPERFETTO […]

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  3. Grazie Patrizia

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