Calendario dell’avvento: 10 dicembre

10 dicembrePer il calendario dell’avvento del blog del CITTADINO IMPERFETTO, dopo l’albero di natale, oggi parliamo del presepe.

Il presepe (o presepio) è una rappresentazione della nascita di Gesù, derivata da tradizioni medievali, prevalentemente italiana (risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 la prima rappresentazione vivente della Natività).

Il termine deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini composto da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto. Una curiosità: il presepe è chiamato così solo in Italia ed in Ungheria perché la parola vi arrivò via Napoli nel XIV secolo quando un discendente Angiò divenne re di quelle regioni.

E’ tradizione allestirlo qualche giorno o qualche settimana prima di Natale (a casa del CITTADINO IMPERFETTO come in molte famiglie italiane, l’usanza vuole la preparazione del presepe nel giorno dell’Immacolata concezione), e rimosso subito dopo l’Epifania.


Il presepe (S.Quasimodo)

presepeGuardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo

Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l’asinello di colore azzurro.

Calendario dell’avvento: 7 dicembre

7 dicembreAltro giorno, altra storia. Il Natale si avvicina e bisogna decidere. Quest’anno si fa l’albero o il presepe?

A casa mia siamo esperti a risolvere salomonicamente dubbi di questo tipo, quindi tutti gli anni ci armiamo di santa pazienza e li facciamo tutti e due. Un bell’albero addobbato con sotto il presepe con tutti i personaggi. Quando ero piccolo si andava a raccogliere il muschio per il presepe, ma da tempo ci siamo convertiti al tappetino di muschio sintetico.

Dietro la casella di oggi del calendario dell’avvento del CITTADINO IMPERFETTO c’è la storia di due dei personaggi del presepe. Cosa sarebbe la natività senza il bue e l’asinello che nella grotta di Betlemme riscaldano con il loro fiato il Bambin Gesù appena nato?

Il-bue-e-lasino

La favola del bue e dell’asino

Il giorno di Natale un Angelo scese sulla Terra per cercare aiuto.
– C’è un povero bambino che è nato in una grotta. – disse rivolto all’assemblea degli animali.
– Ha tanto freddo. Chi vuole andare a riscaldarlo? – aggiunse.
– Io sono il Re degli animali – rispose il leone – Non mi scomodo per un povero bambino! – 
– Io sono un animale nobile – rispose il cavallo – Non mi degno di entrare in una grotta! – 
– La mia pelliccia è troppo bella – rispose la volpe – Non la voglio sciupare! – 
– Le mie penne sono troppo delicate! – rispose il pavone.
L’Angelo si era quasi rassegnato, quando ad un tratto…
– Vado io – disse il bue – io sono abituato alla fatica! – 
L’Angelo gli indicò la via del Presepio e, dentro la grotta, il bue trovò l’asino di San Giuseppe.
– Come faremo a scaldare questo povero bambino? – disse allora al compagno.
Non avevano ricche criniere, non avevano calde pellicce, non avevano morbide penne.
– Lo riscalderemo con il nostro fiato! – dissero, avvicinandosi alla mangiatoia.
Il Bambin Gesù alzò la sua manina ed accarezzò il muso dei due pietosi animali.

“Madonna con il Bambino” – Federico Barrocci

La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: “Babbo
-mi disse – voglio uscire oggi con te”
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti. (U.Saba)

Difficile spiegare chi sia Federico Barrocci (Urbino 1535 -1612) senza dare qualche coordinata sul Manierismo. Manierismo è una parolaccia coniata dall’esperto d’arte G. Vasari in un’epoca di crisi, non tanto diversa da quella in cui ci troviamo noi adesso in Italia. Il prof. Vasari sentenziò la morte dell’arte dopo il sublime operato di Michelangelo, Donatello e Leonardo Da Vinci. Gli artisti che provarono a calarsi nel loro mestiere dopo di loro non avrebbero più preso a modello la natura, bensì l’arte del terzetto che avrebbe dato il nome anche alle Tartarughe Ninja. E’ inutile dire che pochi di questi Manieristi, chiamati così perché dipingevano alla maniera degli artisti rinascimentali sopracitati, sfondarono poiché, ovviamente, la differenza tra reinterpretazione e mera copia è davvero sottile.  Perciò, non dobbiamo stupirci nel sentire alcuni critici affermare che questo movimento artistico non sia mai esistito e si spera che artisti di quest’epoca del calibro del Parmigianino non sguinzaglino infervorate Madonne del Collo Lungo contro questi artistici negazionisti. Per chi crede nell’esistenza di Babbo Natale, il Barroccio è uno dei manieristi che si distinsero dalla massa di copioni.

Il nostro Federico Barroccio, di origini lombarde come il Caravaggio, trascorse la sua vita ad Urbino, una città in decadenza, lontano da Roma, dalle caste e dalle commissioni vaticane che erano già corrotte nel ‘500, comunque nell’agio di una carriera per certi versi élitaria, ma soprattutto molto vicina ai suoi ideali di modestia e umiltà d’animo (le sue commissioni arrivavano dagli ordini monastici dei Cappuccini e dei Francescani). Non ci si deve stupire, infatti, che fu uno dei primi sostenitori della Controriforma, polemica vivissima contro la lascivia della corte papale, e seguace della scuola di San Filippo Neri che, piuttosto, trovava il Regno dello Spirito nelle case della povera gente. L’artista, di suo, voleva vedere una Chiesa meno lussuosa e più palpabile, più di uomini tra gli uomini. Porto ad esempio una sua tela famosa, l’Annunciazione, dove Elisabetta e Maria non appaiono solenni, ma delle confidenti, delle vecchie amiche.

1610, matita e acquarello, 42x30cm, collezione privata

La delicata scena di maternità, visibilmente ispirata da Raffaello, risulta dal cammino di vita di un ritrattista sensibile profondamente segnato da una malattia di cuore che lo costringeva a fare il pittore part-time. In un triangolo sacro viene inserito un presepe anacronistico che non ha per niente il rigore e la stasi della santità. C’è una Maria che non è una Madonna, ma solo una mamma scalza; Giuseppe non c’è: potrebbe essere l’uomo accennato fuori dalla stanza. Si ricorda che ai tempi del Barroccio gli uomini non erano ammessi nel sacro e misterioso antro del gineceo. Gesù Bambino è bello e sano come qualsiasi bambino si meriterebbe di essere alla nascita. La definirei una scena intima, un ritaglio dal mondo tra mamma e figlio. Continua a leggere

Gli Acrobati di Pablo Picasso

“I chiodi scaccia chiodi non sono mai una buona idea”. Scorrendo tra i vari momenti filosofici su Facebook, mi sono imbattuta su questo. Mi è venuto da ridere: ho sempre sostenuto il contrario, io. Diciamocela tutta, giusti o sbagliati, sono decisamente terapeutici. Servono per fare spazio nella mente. Servono, appunto. Sono egoistici modi per tentare di sopravvivere, un Moment del day after. Un “Ce la posso fare, vedete?”, mentre, sotto il cuscino, troneggia ancora la confezione maxi di Kleenex.

L’amore è tossico: Zirconet l’ha sbandierato più volte su questo blog. Ed è per questo che cerchiamo di soppiantare chi non abbiamo più con qualcun’altro a caso, perché ne dipendiamo. Picasso, del resto, ci può fare da maestro in questo. No, non ebbe molte donne perché era uno stronzo o, almeno, non solo per questo marginale motivo. Amava alla maniera degli artisti, malatamente. Amava in verticale e non in orizzontale e, per questo, ebbe una vita sentimentale caotica, ma mai vuota.

Pablo Picasso  (Màlaga, 1881 – Mougins, 1973) era un tipo storto, lo dicono anche le persone che l’hanno potuto conoscere di persona (come lo pseudocantante Miguel Bosé). Il bambino prodigio dal nome chilometrico (Pablo Diego José Francisco De Paula Juan Nepomulceno Marìa De Los Remedios Cipriano De La Santisima Trinidad), o dai genitori molto simpatici, che sarebbe diventato semplicemente Picasso, l’artista di fama mondiale, aveva origini liguri e, questo, in parte, potrebbe spiegare la causa della sua più grande fobia, quella di diventare povero, lo stesso motivo che lo spingerà a non divorziare mai legalmente da Olga Kokhlova. Strano, perché lui senza quattrini non ci sarebbe mai stato, grazie alla sua partenza in salita dovuta alla posizione sociale della sua famiglia che faceva parte della media borghesia. Nonostante questo, però, Picasso si allontanò ben presto dalla sua famiglia d’origine (aveva un rapporto conflittuale con il padre che lo voleva adulto già da bambino) e, quasi sempre, anche dai nidi che avrebbe costruito. La famiglia per lui, infatti, era un concetto troppo assoluto per potere essere davvero sperimentato.

Ma, ritorniamo alla sua vita sentimentale. Picasso amava Continua a leggere