Politico corrotto = Assassino

In questi giorni siamo stati travolti dall’inchiesta dei giornalisti di Fanpage.it (una delle più accreditate testate giornalistiche sul web) sul traffico dei rifiuti in Campania. Video compromettenti vedono coinvolti trasversalmente i volti più noti della politica regionale: roba da far accapponare la pelle.

Bloody-money

Qualcuno si è dimesso dalla carica ricoperta nelle istituzioni pubbliche: acclamati dai loro supporter si dicono impediti di fare il loro prezioso lavoro per la comunità, in attesa che la magistratura faccia il suo corso e li scagioni. Pare che i veri colpevoli nella vicenda siano i giornalisti, rei di aver imbrogliato delle persone perbene, infiltrando un ex-malavitoso tra le loro fila e riprendendo ciò che dovrebbe star ben nascosto nelle stanze del potere.

Tutti gli altri politicanti di questo paese, se hanno messo bocca sulla faccenda non è Continua a leggere

[REFERENDUM COSTITUZIONALE] La tentazione di dire SI

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Il 4 dicembre saremo chiamati a dare la nostra opinione su diversi articoli della nostra Carta Costituzionale.

I partiti della maggioranza di governo hanno varato l’8 aprile di quest’anno una riforma attraverso un disegno di legge che, aspramente avversato dalle opposizioni parlamentari, è stata approvato con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna camera: di conseguenza, il provvedimento non è stato promulgato direttamente, ma come previsto dalla legge è stato deciso di sottoporlo al giudizio degli elettori.

I punti principali della riforma consistono in:

  • il superamento del bicameralismo paritario;
  • la riduzione del numero dei parlamentari;
  • il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni;
  • la soppressione del CNEL;
  • la revisione del titolo V.

Qui sotto la scheda elettorale che ci ritroveremo in mano il giorno della votazione:133132411-3c63ac43-b3d9-4981-8bb0-8703ad7ee969


Per mesi siamo stati bombardati mediaticamente sulle ragioni di questo referendum. A scapito di problemi senz’altro più pressanti pare che la classe dirigente abbia puntato tutto sul risultato del 4 dicembre. Per il comitato dei SI questa riforma è l’unico strumento possibile per svecchiare le nostre istituzioni e sveltire l’iter legislativo, facendo risparmiare al contribuente i soldi oggi spesi per mantenere il Senato, un ramo del Parlamento doppione della Camera dei Deputati.  Le finalità di risparmio e razionalizzazione si compiono inoltre attraverso l’abolizione del CNEL, istituto pressoché inutilizzato e costoso, insieme alla revisione del titolo V della Costituzione ovvero togliendo alle regioni alcune prerogative, restituendole allo stato centralizzato.

A rigor di logica questa riforma sarebbe la realizzazione dei desideri della maggioranza dei cittadini italiani: finalmente ci si mette a diminuire i costi dello stato, a velocizzare la promulgazione delle leggi, ad abolire gli enti inutili e costosi e a metter ordine su alcuni ambiti che demandati alle singole regioni non facevano altro che creare confusione e disparità di trattamento tra i cittadini.

Pare che questo paese abbia bisogno che le proprie istituzioni vengano svecchiate per renderle capaci di affrontare le sfide di un mondo divenuto più complesso di quello che hanno dovuto affrontare i nostri nonni e fortunatamente coloro che hanno scritto la Costituzione sono stati lungimiranti e hanno previsto pure questa necessità.

Malauguratamente i conti si devono fare andando oltre agli slogan, cercando di comprendere cosa ne sarebbe del nostro paese all’indomani dell’approvazione di questa riforma.

Costituzione italianaLa Costituzione raccoglie le regole fondamentali su cui si poggia la nostra società. E se è vero che  gli articoli principale stanno nella prima parte e nessuno si sogna di toccarli (anche se a una cosa tipo che siamo una repubblica fondata sul lavoro, ormai non ci crede più nessuno) chi l’ha scritta più di mezzo secolo fa all’indomani della seconda guerra mondiale e alla guerra civile hanno realizzato un complesso sistema di contrappesi che determinano un equilibrio tra i poteri del governo, del parlamento e della magistratura.

Certo tutto sarebbe più semplice se il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario fossero nelle mani di un’unica persona, ma la scelta di essere una repubblica parlamentare è stato un passo verso la democrazia e la civiltà e nessuno, o quasi, in questo paese tornerebbe indietro.

Il sistema bicamerale è pur farraginoso utile a non accentrare il potere legislativo in mano a poche persone. Un ramo del parlamento è espressione elettorale diversa dal quell’altro e l’uno vigila sull’operato dell’altro. Il limite della velocità nel legiferare è del tutto aleatorio, visto che quando ce ne hanno bisogno il pallino rimbalza da un ramo all’altro del parlamento a una velocità tale da far impallidire il più bravo giocatore di ping pong.

Purtroppo sono i protagonisti, ovvero li eletti che seggono alla Camera e al Senato che per ragioni alquanto strane e poco utilitaristiche fanno si che leggi scomode per un partito o per l’altro si impaludiscano per anni e anni. Si dovrebbero colpire dunque coloro i quali affossano le leggi con migliaia di emendamenti dimenticando la propria funzione di legislatore: si dovrebbe discutere e decidere per il bene dei cittadini, anche se l’idea è portata avanti dall’avversario politico.

I costi da tagliare sarebbero ben altri: quando mai in una fabbrica si è visto il padrone licenziare metà dei suoi operai per far funzionare meglio la produzione. Semmai in prima battuta non sarebbe meglio farli lavorare per metà dei loro salari stellari?

Di enti inutili in Italia che ne sono a bizzeffe e ci costano milioni e milioni di euro. Altro che CNEL dico io! L’avremo mai un governo capace di comprendere che quei posti al sole per politicanti trombati e amici degli amici vanno eliminati con una semplice firma?

E questo andare avanti indietro dando una volta maggiori responsabilità alle regioni e la volta dopo togliendogliele senza avere visione di come può funzionare uno stato?

Mi dispiace quindi perdere un’occasione per svecchiare l’Italia. Io di certo non voglio che il potere sia accentrato nelle mani di un’oligarchia degna di una dittatura.

Proporrei un altro referendum piuttosto. Che la politica venisse fatta da persone per bene che sapessero mettere il bene dei cittadini avanti alle loro carriere e al loro portafogli: lo so non è cosa fattibile in Italia, ma vi prego, lasciatemi sognare.

Stasera su RAITRE c’e’ REPORT

Torna l’appuntamento della domenica su RAITRE con REPORT, la trasmissione d’inchieste di Milena Gabanelli.

In questo ciclo si faranno le pulci ai politicanti di questo paese. S’inizia questa sera con i parlamentari che dovrebbero votare la legge contro la corruzione come richiesto da 13 anni dal Consiglio d’Europa (si tratta tecnicamente di recepire e ratificare la Convenzione Civile e Penale di Strasburgo sulla corruzione). Si da però il caso che un consistente numero degli stessi politici chiamati a legiferare su questo malcostume sono indagati o peggio condannati in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione. L’inchiesta “Oggi in parlamento” di Bernardo Iovene tratterà proprio di questa contraddizione.

Luca Chianca con l’inchiesta “Oggi negli enti” è invece andato a fare luce sui casi corruzione e malversazione in cui sono coinvolti amministratori della pubblica amministrazione a qualsiasi livello istituzionale.

Nell’inchiesta “Oggi nel maso” di Emilio Casalini per la rubrica C’è chi dice no si parlerà dell’Alto Adige dove anziche dismettere i masi così come voleva la Cee si è invece puntato su questo tipo di allevamento bovino per creare posti di lavoro e benessere.

Se cercate del buon giornalismo d’inchiesta, non perdetevi ogni domenica le inchieste dei giornalisti della squadra di Milena Gabanelli.

Non crederete davvero che i partiti rinuncino ai finanziamenti pubblici

L’aula di Montecitorio ha bocciato tutti gli emendamenti alla riforma dei partiti che puntavano ad abrogare il finanziamento dei partiti stessi. L’Assemblea ha respinto gli emendamenti presentati in tal senso da Pdl e dalla Lega. Contro l’abrogazione dei rimborsi si sono espressi il Pd, l’Udc, gran parte del Pdl. A favore la Lega, l’Idv, i Radicali, NoiSud. I deputati di Fli si sono astenuti. Il governo si era rimesso al giudizio all’Aula.

Se fossi il padrone della baracca e cercassi di convincere i miei dipendenti a ridursi lo stipendio per far fronte alla crisi ed evitare gli sprechi mi attenderei, come minimo, che mi mandassero a quel paese. Così mi chiedo che senso abbia la manfrina di attendere che quel migliaio di brave personcine si mettano la mano sul cuore e rinuncino, almeno in parte ai loro anacronistici tesoretti.

Effettivamente ascoltando i loro proclami sembrano essere tutti dalla parte della ragione. Ma alla resa dei conti, quando c’è da votare per fare i tanto paventati cambiamenti, si tirano indietro. Iniziamo a fare i nomi di quelli che remano contro. Lasciamo perdere per qualche minuto i paroloni che riempiono le loro bocche e guardiamo i fatti.

A favore la Lega, l’Idv, i Radicali, NoiSud. I deputati di Fli si sono astenuti.

Contro l’abrogazione dei rimborsi si sono espressi il Pd, l’Udc, gran parte del Pdl.

SE FOSSERO ONESTI prima di chiedere nuovi sacrifici ai CITTADINI dovrebbero dare il BUON ESEMPIO. Questa è BUONA POLITICA!

Alla fine coloro che pagano per tutti sono proprio i dipendenti (e i pensionati) e quelli che decidono dei sacrifici degli altri sono quelli che non rinunciano a nessuno dei loro privilegi. C’è da chiedersi se non è il momento di scendere in piazza. Se questa è la politica che intendono loro, personalmente preferisco l’anti-politica. Se mi dicono che è meglio un vecchio tecnico che un giovane che ce la mette tutta per impegnarsi per i diritti dei suoi concittadini, vabbè chiamatemi pure populista ma io voto per il giovane e incrocio le dita.

La fine della democrazia

Le parole pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio del governo italiano segna, laddove ce ne fosse ancora bisogno, il sigillo della fine della democrazia in Italia.

In totale disprezzo del cittadino e di quella volontà popolare che viene sovente cavalcata al limite del populismo proprio da chi oggi se ne fa beffe. Come oramai siamo abituati in barba a tutti e a tutto poiché il risultato del referendum sarebbe troppo condizionato dal disastro nucleare di Fukushima. Quello che colpisce è la sfacciataggine della dichiarazione a latere dell’incontro con il Presidente francese Sarkosy (dal quale acquisteremmo l’eventuali nuove centrali nuclearicon i contratti già firmati tra ENEL e EDF)…

Pronti a sborsare più di 300 milioni di euro per spostare i referendum a dopo le elezioni amministrative cercando di minarne il quorum, ci si avvale adesso dell’art. 39 della legge 352/1970 che prevede che “se prima della data dello svolgimento del referendum, la legge, o l’atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l’Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso“. E’ sufficiente una moratoria di un annetto o due per evitare che il popolo italiano decida di NON avvalersi di un’energia pericolosa come quella nucleare. Che il governo dovesse trovare una via d’uscita all’empasse in cui si era ritrovato all’indomani della tragedia della centrale giapponese di Fukushima, era risaputo. Ma che si trovasse un’escamotage per far saltare il referendum e rimandare di qualche tempo i l’inizio dei lavori e che lo si dichiarasse così apertamente è tutt’altro paio di maniche. I cittadini sarebbero troppo sconvolti emotivamente dai nefasti avvenimenti e quindi impreparati ad affrontare serenamente la questione. Quindi meglio rimandare tutto a quando le acque si saranno calmate.

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Sulla disaffezione dalla politica

resources_blogL’inequivocabilità dei fatti a sostegno della disanima sulla pochezza della classe dirigente è sotto gli occhi di tutti. Ma a parer mio occorre  fare ben attenzione a non cadere nel facile tranello di confondere il “politico” con la Politica ovvero tra questi caporali e quell’attività umana il cui fine ultimo è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali.

La disaffezione del popolo è una conquista della “casta” che insieme all’abolizione de facto del voto dei cittadini sembra aver raggiunto l’apoteosi dell’autolegittimazione. La critica al sistema va bene, ma solo se ha il fine di risvegliare le coscienze ormai sopite. E se per svegliarmi dal torpore serve un comico sul palco ben venga.

Ma sta a noi ribellarsi!!!! O, No? Continua a leggere

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