Da poco ho scoperto un modo molto antico per preparare la pasta fresca che consiste nel “cuocere” una pastella di acqua e farina, tagliarla a losanghe, quindi farla rinvenire in acqua bollente “ferma” e condirli a piacere con un buon sugo o con il pesto. I testaroli sono tipici della Lunigiana e dovrebbero essere cotti nei tradizionali “testi” di terracotta sulla brace.
In rete si trovano molti consigli su come cucinare i testaroli (o forse dovremmo meglio chiamarli pagnacci) in casa senza diventare matti con gli utensili tradizionali, e giusto con qualche compromesso ricavare un piatto molto gustoso che presa la mano è semplice da cucinare e che non mancherà di stupire i commensali.
Qui riporto la ricetta frutto dei diversi tentativi fatti a casa mia (le dosi si riferiscono per 3 persone).
Con l’esperienza sono riuscito a ricavare la giusta consistenza della pastella che dev’essere fluida, ma non acquosa.
La giusta consistenza dei testaroli l’ho trovata mixando la farina bianca con la semola che riesce a mantenere la giusta callosità alla pasta.
Per rendere digeribile il peperone occorre arrostirlo e spellarlo, facendo attenzione ad eliminare i semi.
La cottura del sughetto dev’essere veloce veloce, facendo attenzione al soffritto della cipolla.
Affinché i testaroli si mantechino a dovere, meglio frullare il sughetto. Capisco che molti storceranno il naso, ma eliminando buccia e semi e frullando il tutto, pare che ai miei commensali non abbiano a lamentarsi dopo qualche ora del fastidioso “ritorno” del peperone.
Infine a chi piace consiglio di impiattare con una spolverata di provolone: che goduria!
Preparazione: Continua a leggere
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