Leggendo l’editoriale congiunto di Eric Schmidt (CEO di Google) e Ivan Seidenberg (CEO di Verizon) sul Washington Post a proposito delle voci di un negoziato tra i due colossi americani per ridefinire la internet neutrality (neutralità della rete) mi è venuta la pelle d’oca. I due sono completamente d’accordo sul fatto che Internet basato su rete fissa dovrà continuare ad essere totalmente libero, ma pare che la pensino diversamente quando si parli di network wireless per il mobile. In pratica la cosidetta “democrazia digitale“, ovvero l’accesso libero a tutti e nessuna restrizione sui dispositivi connessi, verrebbe sacrificato per il businness pensando alla rete come ad una struttura a più piani, un sistema dove creare con una gerarchia a pagamento dei servizi offerti, dando priorità di banda o soffocando applicazioni sgradite.
Se tecnicamente la rivisitazione della net-neutrality la si potrebbe vedere come conseguenza delle strozzature che hanno creato non pochi grattacapi alla rete americana dell’AT&T quando milioni di iPhone hanno incominciato a far circolare un enorme volume di dati, per i puristi della rete questo è l’inizio della fine di INTERNET. Tralasciando la spallata che Google-Android&Verizon darebbero alla concorrente Apple, il timore principale è che gli investimenti tecnologici si riversino sulla più redditizia rete mobile a discapito della vecchia rete fissa, che priva di un’efficace manutenzione, diverrebbe in poco tempo una sorta di “rifugio dei poveri”.
Sebbene i ragazzi di Mountain View cerchino di convincere tutti che sono sempre per una rete aperta, in realtà non ci resta che sperare, ma ormai i giochi sembrano fatti, nei fondatori di BigG, Larry Page e Sergey Brin, che sebbene incalzati dall’emergere di spregiudicati protagonisti della rete (a cominciare dallo Zuckemberg di Facebook) dovrebbero rammentare lo slogan su cui avevano fondato la loro impresa: Don’t be evil.
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