Titolo: Panza e Prisenza
Autore: Giuseppina Torregrossa
Editore: Mondadori, collana Libellule
Genere: Romanzo giallo
1a ed. originale: 2012, 189 p., brossura
Ho preso in mano il libro attirato dal titolo che viene poi spiegato nelle prime pagine della storia durante l’invito a cena dell’affascinante e volitiva commissaria Marò Pajno al collega Rosario D’Alessandro detto Sasà, affetto da un curioso disturbo della lacrimazione che fa sì che pianga quando si eccita.
La lettura è paragonabile a un viaggio nei profumi e nei sapori di Palermo rappresentata dall’autrice Torregrossa con sapienti pennellate. Interessante l’idea “camilleriana” dell’intercalare siciliano (c’è in appendice addirittura un glossario), ma sopratutto superbe le le ricette che fanno venire l’acquolina in bocca i cui odori sembrano essere impregnare le pagine del libro.
Ho trovato il racconto “sentimentale” tra i tre protagonisti (compreso il questore Lobianco) un po’ troppo femminile, nel senso di travaglio sdolcinato che in realtà si potrebbe risolvere nel giro di due pagine, ma in fin dei conti ci si fa subito la bocca ed è inoltre utile definire la psicologia dei personaggi. Si capisce che il giallo che si sviluppa su una forse troppo scontata trama mafiosa è solo un pretesto; tanto che alla fine del romanzo si ha la quasi certezza che di chi sia l’assassino non importi in realtà a nessuno.
Un libro che consiglio di leggere a tutti quelli che si apprestano a passare le vacanze in Sicilia per mettersi nella giusta lunghezza d’onda con una terra tanto meravigliosa quanto complicata.
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