Così è (se vi pare)

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Vignetta: “Renzi rassicura i suoi: mai un governo con Berlusconi”

renzi&berlusconi«MAI UN GOVERNO CON BERLUSCONI» – Poi, in risposta a un tweet di un giornalista che diceva: «Voglio dirlo subito: se Matteo Renzi fa un governo con Berlusconi, gli tolgo il voto e anche il saluto!», Renzi replica: «Non rischiamo né voto, né saluto allora».

Vignetta: “Governo, Fassina si è dimesso”

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Il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha presentato al premier Enrico Letta le proprie «dimissioni irrevocabili». Solo sabato mattina, in un’intervista rilasciata a Repubblica, il viceministro aveva chiesto un rimpasto di governo. La richiesta aveva suscitato l’ironia del nuovo segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, che durante una conferenza stampa a una domanda diretta su Stefano Fassina aveva risposto «Chi?».

Vignetta: “Il governo annuncia sgravi fiscali in busta paga per il 2014”

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Il dito e la Luna

Un antico proverbio orientale dice che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito.

ROMA – E’ stata finalmente resa nota dal signor Silvio Berlusconi quella che prima delle amministrative Angelino Alfano aveva annunciato come “svolta epocale” della politica italiana, che il Pdl avrebbe portato avanti. E di cosa si tratta? Di una modifica costituzionale per introdurre il semipresidenzialismo alla francese, con elezione diretta del Presidente della Repubblica col sistema del doppio turno. 

I benpensanti avranno magari pensato che c’è chi si scervella di trovare il modo di tirare a campare e chi pensa a come arrivare a quella poltrona che ambisce da anni. Per i più scafati è chiaro che si tratta di un tentativo di distogliere la nostra attenzione dai reali e forse irrisolvibili problemi del Belpaese (la luna), sventolando grossolani e inattuabili fantasie costituzionali (il dito). Sembra che non ci sia davvero vergogna a questo mondo. In altri paese civili c’è chi lascia la scena politica per lievi incrinature nel proprio status morale, mentre in Italia non si biasima nemmeno più tale mancanza di civiltà.

Durante l’incontro con la stampa è stato fatto pure il raffronto tra la situazione francese e quella greca, dimenticando il principio secondo il quale qualsiasi modello democratico è di per sé imperfetto; diviene all’altezza della nazione che la professa solo grazie alla dedizione e all’onestà (anche intellettuale) della classe dirigente che in nome di essa la governa.

Insomma piuttosto c’è ancora qualcuno che ha qualche dubbio? Qui occorre mettere le persone giuste ai posti giusti e non toccare l’impianto delle istituzioni che sono nate anche per evitare che gente come questa si approfitti del proprio potere. Forse ogni tanto lo dimentichiamo, ma in Italia c’è già stato chi ha accentrato nelle proprie mani tutti i poteri dello stato e non è che andata tanto bene.

C’è chi si approfitta della nostra benevolenza per nascondere la propria incapacità proponendo soluzioni all’ingovernabilità del paese, quando non c’è nessuno all’orizzonte con la statura morale e le capacità per governarci.

«Sistri abolito? Un regalo alle ecomafie»

C’era da aspettarselo e così è stato. Con la scusa di mettere un po’ d’ordine nei conti dello stato senza avere ben in mente una politica economica a lungo termine per il paese si rischia di fare più male che bene. Tra le varie sciocchezze previste nella manovra appena approvata dal Consiglio dei Ministri si prevede pure l’abolizione del sistema di tranciabilità dei rifiuti, il cosiddetto Sistri, introdotto dal 2009 ma mai entrato in vigore per una serie infinita di rinvii per  inconvenienti tecnici.

Se si pensa che Legambiente ha più volte denunciato che l’80% dei rifiuti speciali sparisce nel nulla si può facilmente comprendere come la cancellazione di un simile sistema di controllo (tra l’altro previsto dalla legislazione comunitaria) sia un regalo alle ecomafie.

Così diventa più evidente la politica del governo: anziché prendere i soldi da chi è disonesto e non paga, si alzano le gabelle ai soliti onesti; e anziché ridurre quei traffici che fanno del nostro paese una nazione di serie B, si limitano il più possibile i controlli confidando nella nota onestà degli operatori del settore.

Se si può essere d’accordo che è l’ora di stringere la cinghia per portare l’Italia fuori dall’empasse economica mondiale, non bisognerebbe fare come si farebbe in ogni normale famiglia di fronte a scelte obbligate di riduzione del bilancio: si riducono le spese superflue (leggi quelle legate alla casta che mangiano a nostre spese), ma non si rinuncia ad investire sul futuro dei propri figli.

Tempi moderni alla FIAT mentre aspetto la partita

La birra è in frigo e le patatine sono croccanti, gli amici stanno per arrivare: tutto è a posto. Mentre aspetto come milioni di italiani di guardare la Nazionale in televisione a cantare Fratelli d’Italia per legge (vedi proposta di La Russa), ascolto tra le varie notizie trasmesse al telegiornale di raiuno dello schifo che sta succedendo dalle parti di Pomigliano d’Arco. Ovviamente questa notizia viene dopo la presentazione della partita con il Paraguay e anche dopo il servizio di colore (ops!) con le interviste ai tifosi in Sud Africa e a quelli che si ritroveranno stasera a Milano e a Roma davanti ai maxischermi. Poi sento uno che parla della legge sulle intercettazioni. Passano minuti e minuti ed infine la notizia!

Mi fermo un attimo anch’io e messa da parte la frenesia prepartita mi metto a pensare alle cinquemila famiglie (almeno quindicimila se contiamo l’indotto) che stasera magari passeranno anche loro una bella serata a tifare l’Italia di Lippi, ma con l’amarezza di essere abbandonati dal resto del paese. Se ne stanno lì a lottare per il loro posto di lavoro e mi sa che un po’ lottano pure per il mio.  E’ davvero inquietante il concetto di lavoro che viene proposto dalla Fiat, spalleggiata dal Governo e naturalmente da Confindustria. Per salvare il posto di lavoro occorrerebbe buttare alle ortiche quanto duramente ottenuto in decenni e decenni di lotta sindacale, quanto sancito dalla nostra carta costituzionale, altrimenti bye bye, tutti in Cina… Che qualcuno ricordi al Marchionne che la Fiat è più dei suoi operai che dei suoi azionisti. Che gli facciano vedere come la baracca che adesso porta sui mercati globali annaspasse negli anni ottanta e novanta e di come le tasse dei lavoratori (non certo ai soldi degli Agnelli) l’hanno salvata.

Forza FIOM, non mollate! SENZA DIRITTI SIAMO SOLO SCHIAVI!

Ma adesso basta con le ciance, inizia la partita. Per fortuna io ho una Peugeot!

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