Stasera su RAITRE: PRESADIRETTA ci parla della CRISI ECONOMICA

Ultimo appuntamento di questo ciclo di 12 puntate con PRESADIRETTA stasera su Raitre con l’inchiesta “GRECIA ITALIA” di Riccardo Iacona, con Giulia BosettiVincenzo Guerrizio, Alessandro Macina, Federico Ruffo, Rebecca Samonà e Andrea Vignali. Il racconto delle piaghe che rendono Italia e Grecia drammaticamente simili.

Le telecamere di PRESADIRETTA hanno fatto un lungo viaggio nella crisi, dalla Toscana delle grandi aziende in difficoltà, alla Campania in cima alle classifiche della disoccupazione, alla Sicilia tra miseria, scandali e corruzione, fino in Grecia.


Noi saremo davanti al televisore il lunedì alle ore 21.05 su Raitre.

Invece per coloro che avessero ben altro da fare ricordiamo che Rai.tv mette a disposizioni le puntate della trasmissione a partire dal giorno dopo.

Vignetta: “Per Moody’s l’Italia fuori dalla recessione nel 2014”

vignetta

Stasera su RAITRE: PRESADIRETTA ci parla dei COMUNI in CRISI

Proseguono le inchieste della redazione di PRESADIRETTA con in studio il bravissimo Riccardo Iacona: questa volta si parlerà di crisi dei molti i Comuni italiani sull’orlo del fallimento e delle negative ripercussioni sui cittadini.

presadiretta_comuniitaliani_in crisiITALIA IN ROSSO è un ‘inchiesta di Giulia BosettiVincenzo GuerrizioDanilo ProcacciantiRaffaella Pusceddu Elena Stramentinoli.

Mentre è sempre più palese l’incapacità dei nostri politici di prendere coscienza che è il momento di agire e continua la situazione di stallo che vede sempre più improbabile un’ipotesi di governo, sono decine di migliaia i posti di lavoro a rischio perché direttamente legati ai servizi che i Comuni mano a mano stanno riducendo e tagliando.

Noi saremo davanti al televisore ogni domenica alle ore 21.00 su RAITRE, ma per coloro che avessero ben altro da fare ricordiamo che RAI.TV mette a disposizioni le puntate della trasmissione a partire dal giorno dopo.

Le “meritate” ferie del Parlamento italiano

La Camera riapre il 5 settembre, il Senato il 6.
I presidenti: «Pronti a rientrare in caso di emergenza».

In un momento come questo pensiamo che i politici da cui dipende il nostro futuro siano concentrati a trovare la soluzione dei tanti problemi che opprimono l’Italia e invece no: mentre il paese vive la crisi più del dopoguerra, mentre si paventa già ad un autunno “caldo”, i politici pensano bene di prendersi una pausa, vanno in ferie.

Come tutti gli altri in agosto direte voi…. …e invece no! Pare che quest’anno 6 italiani su 10 se ne staranno a casa in città anche in questo torrido agosto, magari con una sveltina sulla spiaggia nei weekend giusto per un assaggino.

C’è invece chi vive alle spalle degli altri e alle ferie non ci rinuncia.

Ecco cos’è l’anti-politica: è fregarsene di tutto quanto perché ben pasciuto e senza problemi come sei chi te lo fa fare. Magari noi poveri tapini ce ne ricorderemo il giorno delle elezioni….

E adesso Mediaset piange miseria

Durante l’audizione di oggi in Commissione Bilancio della Camera e poi a Palazzo Chigi davanti a Mario Monti, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha pianto miseria.

Leggendo qua e là gli articoli della stampa sull’accaduto, sembra che sia stato un incontro durante la quale il “capo” di una delle aziende più importanti del nostro paese ha fatto il punto sul difficile periodo economico e ha fatto richiesta che l’attuale governo “lavori” per evitare che gli utili si contraggano ulteriormente paventando il ricorso al licenziamento dei dipendenti.

Tutto questo in un paese normale, non in Italia.

Il teatrino di oggi è il sintomo di quanto l’azienda non abbia più le spalle tanto coperte da quando è in carica il governo Monti. Il povero Berlusconi ha dovuto prendere atto che il suo a tenere sulla corda l’appoggio al governo non ha funzionato: al contrario di come è accaduto negli ultimi vent’anni pare che i suoi interessi verranno dopo quelli degli altri cittadini italiani. Tra  problemi interni al PDL, e i guai giudiziari, l’ex Presidente del Consiglio non sembra avere più il “peso” necessario a sostenere le sue aziende.

La sospensione del Beauty Contest che avrebbe di fatto regalato sei frequenze televisive nazionali che valgono invece qualche miliardo di euro in un momento in sui lo stato deve fare cassa è stato un atto che ha danneggiato e non poco i poveri vertici del gruppo Mediaset.

E così il buon Confalonieri ha giocato l’ultima carta disponibile, la stessa utilizzata ai tempi dei primi governi si sinistra pronti a tagliare quei privilegi che poi nessuno ha intaccato: il lavoro dei seimila e rotti dipendenti di Mediaset sono, in queste condizioni, in serio pericolo. Quindi il governo dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e smetterla con questa campagna demagogica contro gli interessi di Berlusconi.

Capito il ricatto? E già come se in questa fase di recessione il posto non fosse a rischio per tutti e non solo per i dipendenti di Confalonieri.

Con tutto il rispetto per le seimila famiglie che vivono con lo stipendio di Mediaset c’è da augurarsi che Corrado Passera, il Ministro dell sviluppo economico non cada nel tranello e che faccia rispettare le leggi con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini italiani.

E se invece tagliassimo le armi?

Per recuperare i fondi necessari alla manovra “basterebbe tagliare le spese militari. Solo nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro.

Neanche fossimo invasi dagli Ufo”. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, da sempre a fianco dei più poveri, lancia la sua controproposta a “una manovra anticostituzionale” e si dice “esterrefatto” che i politici, in particolare cattolici, “stiano in silenzio” sulle spese per le armi. “Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento e quali percentuali prendono i partiti”.

Continua a leggere l’articolo di Silvia Cerami sul sito de L’Espresso

A Lugano già esaurite le cassette di sicurezza

Articolo tratto da Il Sole 24 ore

LUGANO. Stanno tornando tutti, come e più di prima. Molti di più. «Scudare? È stato un sbaglio, diciamo così: i soldi rimpatriati prima o poi si spendono, un figlio vuole la casa, l’altro la fuoriserie. Invece i ‘risparmi’ devono restare in Svizzera, così non si toccano. E soprattutto non te li tassano».

La conversazione tra una coppia di investitori italiani e due impiegati di banca al tavolo del ristorante Olimpia, in Piazza delle Riforma nel cuore della city italofona, è lo spaccato di una verità semplicissima, proverbiale per chi vive nella zona dei laghi prealpini: tanto peggio sta l’Italia, realmente o nei timori della borghesia ‘che (ancora) può’, tanto meglio sta il Canton Ticino.

E così in attesa delle lacrime e del sangue minacciati dalla Finanziaria agostana ‐ dalla patrimoniale all’aliquota del 20% sulle rendite di capitale, e chissà cos’altro ‐ lo zoccolo duro degli esportatori di risparmi la sua scelta l’ha già fatta da un pezzo: indietro tutta, si torna a Lugano. I 63 miliardi emersi dalla Svizzera con lo scudo-ter (ma solo 27 rimpatriati fisicamente, gli altri solo giuridicamente) probabilmente sono stati già tutti rimpiazzati nella partita di giro. Se la Confederazione non aveva pianto allora – visto che le stime chiarirono subito che lo smobilizzo non superò il 30% dei depositi – oggi senz’altro sta almeno sorridendo.

L’indicatore di una fuga da tempi d’oro, Continua a leggere

Ma le provincie non dovevamo abolirle tutte?

Il campanilismo tutto all’italiana, cioè a prescindere, senza capire nemmeno di che cosa si sta parlando riempie in questi giorni la bocca a molti se non  tutti. C’è voluta la crisi internazionale che finalmente è arrivata anche in Italia per far capire a chi ci governa che di questi tempi è meglio evitare gli sprechi: per non finire come la Grecia.

Il punto è che anziché prendere atto che mantenere 110 enti locali pressoché inutili che pesano 10 miliardi l’anno sui conti pubblici per mantenere 4000 poltrone circa a cui sono assegnati compiti che potrebbero essere svolti senza problemi da Regioni e Comuni, il nostro governo ha pensato di razionalizzare un sistema che è palesemente irrazionale.

Così è allo studio l’abolizione di una trentina di provincie tra quelle con meno scatenando l’ira di coloro che devono rinunciare alla loro targa per quella degli odiati vicini. Accorpando le provincie si pensa di eliminare qualche costo fisso (il costo dei palazzi, di personale, dei consiglieri, ecc…). Pia illusione nel Belpaese dove gli enti locali servono per lo più ad alimentare il consenso politico clientelare che per effettiva utilità pubblica. In soldoni è parere di molti che tale provvedimento comporterà un risparmio di molto inferiore alle attese.

La soluzione per non fare torto a nessuno e risparmiare effettivamente qualche soldo da destinare a diminuire il disavanzo statale è quella di eliminare una volta per tutte le province la cui utilità è al giorno d’oggi messa in discussione dagli sforzi che l’apparato burocratico statale ha intrapreso verso l’informatizzazione del rapporto del cittadino verso le istituzioni che rende inutili gli uffici dove pascolano dipendenti pubblici nullafacenti, piuttosto che inopportune dependance dei ministeri.

E già che ci siamo per far sì che non esistano italiani di serie B, proporrei di essere più incisivi e di abolire pure le province autonome, per non parlare poi delle regioni a statuto speciale, che avevano senso forse in altri momenti storici, ma che oggi rappresentano solo un iniquo e inopportuno privilegio.

I tagli del governo visti da Staino

«Sistri abolito? Un regalo alle ecomafie»

C’era da aspettarselo e così è stato. Con la scusa di mettere un po’ d’ordine nei conti dello stato senza avere ben in mente una politica economica a lungo termine per il paese si rischia di fare più male che bene. Tra le varie sciocchezze previste nella manovra appena approvata dal Consiglio dei Ministri si prevede pure l’abolizione del sistema di tranciabilità dei rifiuti, il cosiddetto Sistri, introdotto dal 2009 ma mai entrato in vigore per una serie infinita di rinvii per  inconvenienti tecnici.

Se si pensa che Legambiente ha più volte denunciato che l’80% dei rifiuti speciali sparisce nel nulla si può facilmente comprendere come la cancellazione di un simile sistema di controllo (tra l’altro previsto dalla legislazione comunitaria) sia un regalo alle ecomafie.

Così diventa più evidente la politica del governo: anziché prendere i soldi da chi è disonesto e non paga, si alzano le gabelle ai soliti onesti; e anziché ridurre quei traffici che fanno del nostro paese una nazione di serie B, si limitano il più possibile i controlli confidando nella nota onestà degli operatori del settore.

Se si può essere d’accordo che è l’ora di stringere la cinghia per portare l’Italia fuori dall’empasse economica mondiale, non bisognerebbe fare come si farebbe in ogni normale famiglia di fronte a scelte obbligate di riduzione del bilancio: si riducono le spese superflue (leggi quelle legate alla casta che mangiano a nostre spese), ma non si rinuncia ad investire sul futuro dei propri figli.

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