TUTTI BALLANO TRANNE TE
(Alle mie amiche A. ed E. per l’ispirazione)

Autoritratto
La prima metà di febbraio ci ha già salutati. Così, anche lo spauracchio di S. Valentino é stato accuratamente riposto nell’armadio e, addirittura, sugli scaffali al supermercato compaiono già le prime uova di Pasqua. Regalo al fidanzatino? Fatto! Mangiati i famosi cioccolatini della nota marca con le solite scopiazzature da P. Neruda? No, non mi piacciono.
Non è, forse, questa la scusa più usata per evitare di fare qualcosa senza addurre a specifiche motivazioni? Come quando, durante le feste di Natale, ho mangiato di nascosto l’unico cioccolatino verde in mezzo a tanti cioccolatini blu e rossi proprio perché il divieto di mangiare cioccolato non me lo sono dato io, ma qualcuno al di fuori di me. Già, il problema di noi mortali é che più non possiamo avere una cosa e più la desideriamo, la bramiamo. Solo che, per fare bella figura, fingiamo di avere una morale. Io non mangio cioccolato da ben quattro mesi e nessuna vocina dentro di me mi dice che sia giusto farlo, anzi, la vocina mi ricorda sempre di pensare a quanto sarebbe divino poter mangiare una bella fetta di torta Sacher con un contorno di gianduiotti e una spruzzatina di cacao. Perciò, per mascherare questo mio inconscio peccato di gola, dico che il cioccolato mi disgusta.
Non che mi piaccia scomodare i morti, ma credo che anche il pittore Edgar Hilaire Degas (Parigi, 1834 – Parigi, 1917) possa capirmi. Lui, però, era andato in fissa per le ballerine. Contando il numero di quadri che dedicò a questo suo soggetto prediletto, si può pensare che le ballerine le abbia osservate per molto tempo e da molto vicino. Lui, concedendosi la licenza artistica, rigirava la minestra, ma pur sempre un guardone rimaneva. Le ballerine ballavano e lui stava fermo a fissarle in ogni posa o sfaccettatura. Infatti, lo dice anche Fabri Fibra, se tu sei a una festa di 103.033 invitati dove tutti ballano e tu stai lì a fare il bacchettone, quello che ha un problema sei tu. Ma, povero Degas, se si canta e si ha successo proponendo canzoni su questo tema, vuol dire che non è che le cose siano cambiate dall’Ottocento e che anche oggi, gira tutto attorno a quello che non si è detto, allo scandalo, alle cose fatte di nascosto, alle risate finte: con più doppie vite hai, a differenza delle figurine che, al massimo, si scambiano, con più sei falso, più sei importante.

"Ballerine in Rosa", 32x46cm, 1880-85, Museum of Fine Arts - Boston

"Prove di Balletto in Scena", 65x81, Musée d'Orsay - Parigi
Ma, tornando a Degas, capiamo meglio chi era questo pittore. Il suo vero cognome era De Gas e questo ci fa pensare che fosse un aristocratico che faceva finta di vivere con e come i borghesi. Politicamente è abilmente confuso e non sa se sia meglio rimanere a destra o virare a sinistra e, nel dubbio, non si schiera e, non solo non si interessa alla polemica sociale vivissima tra i suoi contemporanei, ma non giudica mai e non si impietosisce davanti a niente.
Così, anche nella sua vita privata, per non correre rischi, rimane scapolo per tutta la vita e, pavoneggiandosi di essere uno scapolo d’oro, con il tempo, diventa sempre più misantropo, una sorta di dottor House, ma senza Cuddy e, forse, anche senza Wilson. Quindi, per occupare il suo prezioso tempo, osservava maniacamente gruppi di ballerine. Dio vede e provvede? Non ne sarei completamente certa, ma questa é proprio un’eccezione. Degas morì cieco (e qui i conti tornano) per una congestione celebrale e, a dire il vero, non si sa se il Capo abbia voluto punirlo solo per le sue abitudini voyeuristiche o anche per la sua acidità da zitello. Continua a leggere →
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Filed under: Pittura | Tagged: Alfred Sisley, Andrea Mantegna, ballerine, Claude Monet, Dominique Ingres, donne, Dottor House, Edgar Hilaire Degas, Eugène Delacroix, Fabri Fibra, Honoré de Balzac, istinto, La Commedia Umana, misantropia, morale, Pablo Neruda, Paulo Coelho, ragione, Rembrandt, S.Valentino, sentimento, voyeurismo | 2 Comments »