Certo non mi mancherai, anno che stai finendo. Non vedo l’ora di rinchiuderti nel cassetto e di dimenticarmi in fretta di te. Mi vedo saltarti nei miei racconti, quasi non fossi mai accaduto. Ricordi quell’anno che…? No, di quello non ricordo proprio un bel niente.
Magari un giorno lontano da oggi in cui magari avrò la favella un po’ più sciolta e mi caccerò in una di quelle gare a pescare episodi a caso del passato, chissà ti avrò per un attimo sulla punta della lingua e come se niente fosse passerò a parlare d’altro.
Ovvio, non te ne faccio nessuna colpa, ma sei stato un anno di transito, di passaggio e quindi indegno di nota. Del viaggio sei lo scossone di una buca molesta incontrata sulla strada, giusto un riposizionamento di natiche e via con il pensiero altrove. Nella mia libreria il tomo dall’anonima copertina beige, riposto al giusto posto sullo scaffale, ma totalmente inutile, con troppe pagine bianche, senza un carattere né un segno di punteggiatura: nemmeno dei puntini di sospensione.
Del mio castello la stanza più spoglia, nessun mobile né suppellettile alcuna, le mura grigie con qualche quadro, ma di quelli che non valgono il costo del pennello e neppure degni di una cornice da rigattiere. Rinuncia pure a tornarmi in sogno, poiché al mattino mi sveglierei senza ricordo alcuno di te, con la bocca impastata e l’alito infetto di chi non sa bene cosa diavolo gli sia successo la sera prima. D’altronde non hai fatto alcun tentativo per essere migliore. Quanti incontri imperfetti? Quanti sguardi nella direzione sbagliata? E le parole? Mai una parola di conforto nel momento del bisogno. E adesso pretendi di essere ricordato?
Mai, mai e poi mai.
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Siamo agli sgoccioli del 2017 e come da tradizione è tempo di tirare le somme e di guardare un attimo indietro per scoprire come siamo fatti.
Nel solco della tradizione filosofica occidentale tracciata dal grande Socrate un sacco di tempo fa, smanettiamo su internet cercando ciò che più attira la nostra attenzione, partecipando nostro malgrado a formare quella mente collettiva che vive in rete che prende corpo nel Google Zeitgeist 2017.
Analizzando le ricerche che noi italiani abbiamo compiuto quest’anno, rispetto al dato globale si nota, con un certo orgoglio, l’assenza dei dispositivi della Apple tra le parole più cercate sul web, mentre pare che Nadia Toffa abbia spopolato sopratutto tra la gente che non sapeva chi mai fosse e perchè a un certo punto ne abbiamo parlato un po’ tutti… Registriamo che molti leghisti hanno messo in difficoltà i server dei ragazzi di Mountain View, con le ricerche sull’indipendenza della Catalogna: alla fine per le istruzioni hanno deciso di fare affidamento su Cortana. Gemellaggio virtuale con la popolosa Cina che ha messo i numeri sulle ricerche sul portiere Donnarumma, che ancora nessuno ha capito perché ha un ingaggio annuale pari a 6 milioni di assemblatori dei sopramenzionati smartphone. Paolo Villaggio lo abbiamo cercato un po’ tutti sperando nell’ennesima smentita della sua morte più volte erroneamente annunciata dai media in passato. Faccio ammenda poi per aver cercato pure io cosa diavolo volesse significare lo Despacito che ci ha scassato le orecchie quest’estate. Da informatico sono felice che in molti abbiano finalmente sentito il bisogno di sapere come fare un backup, anche se poi mi risulta (dalle esperienze degli ultimi mesi) che gli italiani viste le astruse istruzioni reperite in rete, per salvaguardare i propri dati preferiscano ripiegare su una più semplice quanto propiziatoria raccomandazione alla Madonna della neve.
Da ultimo, ma non per importanza, voglio segnalare la riscoperta di un grande classico della nostra cucina: la carbonara. Mi fa specie però che anziché ricorrere a fonti più tradizionali(mamma, nonna, zia, vecchia cugina di quarto grado), si ripieghi sulla sapienza collettiva (e purtroppo talvolta fallace) stipata nei server di Google.
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