Oggi il termometro esterno segna 35° gradi all’ombra e se guardo fuori dalla finestra vedo un’immagine tutta tremolante come fossi nel ben mezzo del deserto. Ma già da quando la signorina del meteo ha annunciato alla tv con aria preoccupata l’arrivo di un’ondata di aria calda proveniente dall’anticiclone africano, con temperature elevate, afa e notti tropicali, io non ho battuto ciglio. Io ho l’aria condizionata!
Di solito c’è questa vocina continua che mi ronza nelle orecchie e che mi addossa tutte le colpe, dal buco dell’ozono, al problema del cambiamento climatico e alla deforestazione dell’Amazzonia, ma in giornate come questa in cui posso fare a meno di sudare copiosamente a fontanella sinceramente faccio orecchie da mercante e tiro avanti.
Questo articolo è in onore del tizio che all’inizio del secolo scorso ha trovato il tempo di mettersi a tavolino e risolvere il problema del condizionamento dell’aria. Questo santo (civile) a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti, è l’americano Willis Haviland Carrier che nel 1901, all’età di 25 anni, fresco di laurea in ingegneria meccanica, impiegato presso un’azienda di riscaldamento chiamata Buffalo Forge, ideò una macchina per la riduzione dell’umidità e della temperatura nell’aria sfruttando i passaggi di stato di un gas per ottenere una variazione sia positiva (“caldo”) sia negativa (“freddo”) del clima nell’ambiente circostante.
Il primo condizionatore lo installò il 17 luglio 1902 alla Sackett & Wilhems, tipografia di Brooklyn, a New York, dove i continui sbalzi di umidità rendevano difficile il corretto trattamento della carta e della resa degli inchiostri.
Il sistema consisteva nel far circolare l’aria su spirali raffreddate con ammoniaca compressa, che mantenevano l’umidità ad una percentuale costante del 55%. Ben presto questa scoperta fu adottata da diversi settori, tra cui il tessile, i mulini e la Gillette Corporation, per ridurre l’umidità nella produzione di lame da rasoi.
Solo nel 1906 si ebbe la possibilità di sfruttare l’apparecchiatura in edifici pubblici come i teatri e i cinema, mentre il primo impianto domestico fu installato nel 1914 in una casa a Minneapolis. L’aria condizionata in breve rivoluzionò la vita degli americani, ma occorre attendere la fine della 2a Guerra Mondiale affinché gli impianti si diffondano in tutto il mondo.
Agli inizi problematici furono i gas utilizzati per refrigerare. Il clorometano e ammoniaca, erano altamente tossici che l’accidentale fuoriuscita dai compressori poteva risultare fatale. Fu solo nel 1928 che tali gas vennero sostituiti con i clorofluorocarburi, derivati dal metano e conosciuti sotto l’unico nome di freon, che hanno ottime proprietà refrigeranti e pur essendo innocui per l’uomo sono molto dannosi per l’ozono atmosferico.
Negli ultimi anni l’innovazione tecnologica e la maggiore attenzione verso l’ambiente hanno permesso di sostituire il refrigerante inquinante dapprima con il gas R410A o l’R22 (che comunque sono nocivi per l’ozono) e ultimamente con il più innocuo ed efficiente gas refrigerante naturale o a basso GWP (potenziale di riscaldamento globale) R32.
Secondo le ultime statistiche disponibili in Italia quasi una famiglia su 4 possiede in casa un impianto di condizionamento o un sistema portatile, mentre è diffusissimo averlo nelle automobili.
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