On air: “The River” – Aurora

AuroraSi tratta del il terzo singolo estratto e opening track dell’ultimo album A Different Kind of Human (Step II) della bella e brava cantautrice Aurora astro nascente nel panorama synth pop nordeuropeo la cui voce scorre su un tappeto di drum machine e synth elettronici.

Con queste parole la ventiduenne norvegese lo ha presentato al suo pubblico su Twitter lo scorso 10 maggio:

(or.) «’The River’ is out! Feeling that you can’t talk about your emotions because pain is associated with weakness, here in my world it’s not. Crying can be a happy experience especially afterwards when you feel a bit lighter. That’s what The River is about!»

(trad.) «’The River’ è stata pubblicata! Sentendo che non puoi parlare delle tue emozioni perché il dolore è associato alla debolezza, qui nel mio mondo non lo è. Piangere può essere un’esperienza felice soprattutto dopo, quando ti senti un po’ più leggero. Ecco di cosa parla The River!»

Personalmente ho scoperto Aurora grazie alle serie tv che ogni tanto rimpinguano le proprie soundtrack pescando dal suo repertorio. Ad esempio l’episodio s07e03 di The Blacklist (che ha come protagonista il bravissimo James Spader) termina con la sua “Running with the Wolves“, canzone che nel 2015 l’ha fatta conoscere al grande pubblico.

Se avete un attimo vi consiglio di ascoltare pure:
Running with the Wolves – (Link Youtube) – (Link Spotify)
The Seed – (Link Youtube) – (Link Spotify)



The River

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On air: “Borghesia” – Giovanni Truppi


Mamma! è uscito il nuovo album del cantautore Giovanni Truppi.

Adesso ci ascoltiamo il singolo “Borghesia” tratto dall’album appena uscito “Poesia e civiltà” : «Borghesia, sono bastati un po’ di secoli e già sei spazzata via/tra l’incudine e il martello, tra gli schiavi ed i padroni tu dimostri che pensare solamente ai fatti propri/è da furbi solo per i coglioni…». Un grande!

Se avete tempo e buone orecchie non mancate di ascoltare dallo stesso album anche i brani “Quando ridi” e “Ragazzi“.

I link sono a Spotify.


OId On Air: «I Think We’re Alone Now» di Tiffany, ovvero correva l’anno 1987…

Chi afferma che i viaggi del tempo sono fisicamente impossibili non è vecchio abbastanza. Chi ha superato (anche se di poco, eh eh!) gli anta, sa benissimo che per viaggiare indietro nel tempo è sufficiente chiudere gli occhi, tutt’altra cosa sono invece i viaggi avanti nel futuro, che magari si è già visto abbastanza per farsi venire abbastanza voglia di sapere quello che ci sarà dopo.
E così mentre stai guardando una nuova serie tv ti può capitare di ascoltare una canzone che ti costringe a socchiudere gli occhi e che in un istante ti rispedisce indietro di trentanni.

Correva l’anno 1987 e il mondo girava un po’ più lentamente di come è abituato adesso (anche se gli scienziati mi contesteranno che in realtà è oggi che si viaggia un millisecondo più piano di qualche decina d’anni fa), che non c’era tutta questa mania di connessione: per tenersi informati sui fatti del mondo si era costretti a guardare la mezzobusto Ferrario al telegiornale e per far sapere alla più bella della classe che ti piaceva, dovevi scriverglielo sul suo diario, altro che social.
E io confuso adolescente in prima liceo ero più interessato al debutto de I Simpson alla televisione americana (coevo e ugualmente longevo di Beautiful quindi), che alle lezioni di algebra e di stenografia: i risultati negativi sarebbero comparsi in rosso fuoco sui quadri di fine quadrimestre.
Era un periodo di crisi per tutti, l’economia un vero disastro come ebbero ad accorgersene gli ‘Yuppies’ in quel nefasto ottobre travolti dalla borsa che perse in solo un giorno di contrattazioni più del 20%. Un mondo piuttosto in affanno e scosso dagli ultimi tremiti di una Guerra Fredda che da lì a poco sarebbe passata di moda insieme al comunismo, ai paninari e al muro di Berlino.
Magari eravamo già agli sgoccioli, ma c’era ancora tanto ottimismo e si poteva ancora scorgere negli occhi dei genitori la speranza per i loro figli di un futuro migliore.
E dall’America arrivavano alla radio le canzoni che come succede anche oggi, davano il ritmo al resto del mondo. Come questo successo del 1967 di “Tommy James and the Shondells” che la cantante Tiffany ripropose con successo nel suo album d’esordio in quell’ultimo scorcio dei favolosi anni ’80.

Tiffany – I Think We’re Alone Now

Children behave,
that’s what they say when we’re together
And watch how you play
They don’t understand
And so we’re
Running just as fast as we can,
holding on to one another hands
Trying to get away into the night
and then you put your arms around me
And we tumble to the ground and then you say
I think we’re alone now,
There doesn’t seem to be anyone around
I think we’re alone now,
The beating of our hearts is the only sound


Old on Air: “I sette fratelli Cervi” – Marco Paolini & Mercanti di Liquore

Oggi 25 luglio nel lontano 1943 veniva arrestato Mussolini, la storia c’insegna che quel giorno fu solo una temporanea illusione della fine del regime fascista e della guerra. Seguiranno i mesi delle peggiori sofferenze per il popolo italiano, ma in quelle ore si festeggiò in tutta Italia la destituzione del Duce. Nell’apprendere la notizia papà Cervi (padre dei sette fratelli partigiani fucilati dai fascisti) invitò tutto il paese e offrì un piatto di pasta. Era nata la pastasciutta antifascista che ancora oggi viene organizzata in molte città (link istitutocervi.it).

I fratelli Cervi erano una famiglia estremamente numerosa, proprietaria di una grande masseria. Erano stati tra i principali innovatori nelle tecniche agricole condividendo le loro tecniche di produzione con i vicini. Per queste loro competenze avevano grano, e pasta… ma, in generale, l’Emilia era una ragione in cui anche la guerra portò meno fame, tanto è vero che il Pci – tra il 1946 e il 1953 – mandò centinaia di bambini denutriti dalle famiglie emiliane, che diedero da mangiare e salvarono centinaia di vite.

I sette fratelli Cervi, ossia Gelindo (nato il 7 agosto 1901); Antenore (1906); Aldo (15 febbraio 1909); Ferdinando (1911); Agostino (11 gennaio 1916); Ovidio (13 marzo 1918) ed Ettore (2 giugno 1921), erano i figli di Alcide Cervi (1875-1970) e di Genoeffa Cocconi(1876-1944) e appartenevano a una famiglia di contadini con radicati sentimenti antifascisti. Dotati di forti convincimenti democratici, presero attivamente parte alla Resistenza e presi prigionieri, furono torturati e poi fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.

Amaro Comune

Questo è il mio paese da sempre, ci sono praticamente nato e cresciuto.

Con il tempo è cambiato, si è ingrandito, ha accolto forestieri e altri se ne sono andati, sono stati costruiti nuovi edifici e altri sono stati impietosamente abbattuti. E’ un paese tipico della zona, come tipici sono i suoi abitanti che diverso tempo fa erano costretti ad emigrare all’estero in cerca di fortuna, che non tanto tempo fa rifiutavano di affittare le case ai cafoni meridionali e che adesso ce l’hanno con chi scappa dalla fame e dalla guerra perché le risicate risorse del territorio devono essere destinate prima a chi è di qui. Insomma da noi la memoria ha le gambe cortissime e va in giro vantandosi delle sue improbabili bugie.

Da fuori non sembra, ma questo è un paese arrabbiato.
Le persone, la domenica dopo la messa, con ancora il sapore dell’ostia in bocca e il mormorio della predica del prevosto negli orecchi, sono solite fermarsi sul bel sagrato lastricato di vecchie pietre grigie per scambiarsi un saluto guardandosi in cagnesco.
E’ un paese di invidiosi.
I vecchi invidiano i visi speranzosi dei giovani e i loro occhi spalancati sull’incerto futuro. I giovani invidiano i soldi dei vecchi che si godono la pensione biascicando sentenze. Chi possiede qualcosina di più si trova ad invidiare la greve spensieratezza dei meno abbienti. Chi ha di meno invidia le inutili cianfrusaglie ostentate dai ricchi. I bambini invidiano i grandi che ai loro occhi possono fare e dire tutto quello che vogliono senza chiedere il permesso a nessuno. Gli adulti invidiano l’infanzia dei giochi e la guerra per finta dei loro pargoli.
Se qualcuno ha per caso fatto cadere una moneta nel sacchetto dell’elemosina lo ha fatto più per cercare di ripulirsi la coscienza che come atto di misericordia. Almeno chi non va a sentir messa ha l’alibi di non credere nemmeno di possedere un’anima da rimettere.

Chi vuole pregare può sfogarsi Continua a leggere

Old on Air: “Quanto sei antipatico”

L’unico pregio di cui mi posso vantare è l’antipatia. Si ho scritto bene, anch’io ho un dono, una qualità di cui vantarmi con gli amici.

Mica è facile come si potrebbe pensare. Pensa te, ci sono giorni che sono completamente svogliato e pigro. Faccio finta di non capire, fingo sorrisetti di circostanza e annuisco sempre, perché essere d’accordo è molto molto più facile che esternare il proprio dissenso. Poi la sera mi guardo allo specchio, mi odio e mi sto antipatico.

Non è che sono stronzo. A mio parere gli antipatici si differenziano totalmente dagli stronzi. Io almeno non penso di essere anche stronzo, sono solo antipatico.

Si perché gli stronzi sono esseri infimi a cui non piace la franchezza. Sono quelli che parlano male degli altri solo per mettere zizzania e ne ricavano piacere. Io no. A me viene naturale essere bastian contrario, magari me ne rendo anche conto di stare sulle palle agli altri, ma non resisto, è nella mia natura e anche a costo di soffrirne mi viene spontaneo esternare al mondo quell’atteggiamento di supponenza e arroganza che mi rende per l’appunto antipatico a prescindere.

L’antipatia che proviamo per gli altri, si dice nasca da Continua a leggere

On Air: “IL CONGIUNTIVO” (Sanremo Giovani 2018) – Lorenzo Baglioni

«…il congiuntivo ha un ruolo distintivo
e si usa per eventi che non sono reali…»

Non c’è dato sapere se il cantante “matematico” Lorenzo Baglioni riuscirà a sbaragliare la concorrenza a Sarà Sanremo con il brano Il congiuntivo (scritto da suo fratello Michele) per accedere alla categoria delle Nuove Proposte del prossimo Festival di Sanremo 2018: dovremo attendere la serata del prossimo 15 dicembre per conoscere chi trai i sedici finalisti accreditati si aggiudicherà uno degli ambiti sei posti disponibili.

Quello che è certo è che ascoltando la sua canzone del bravo cantante fiorentino si avrà occasione per ripassare un po’ di grammatica e magari superare uno degli ostacoli più ostici della lingua italiana: il verbo congiuntivo per l’appunto, tanto vituperato e pericoloso da maneggiare, sempre a rischio di strafalcione.

Per quanto ci riguarda non possiamo che augurare il meglio a chi ha illuminato la nostra via della conoscenza con ironici quanto istruttivi brani quali Le leggi di Keplero e Il rap delle ossidoriduzioni.


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On Air: “Ti fa stare bene” – Caparezza

E’ tornato Caparezza.
Attenzione!!! Questa musica può creare dipendenza…


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Old On Air: “ANCORA QUI” – Elisa

Oggi ho fatto un viaggio indietro nel tempo.

Diciamo un saltello, che la mia Time Machine è di terza mano (sul libretto di circolazione si legge a mala pena, scritto in puro inglese vittoriano che il primo proprietario è stato tale Herbert George Wells, boh!?!) e del trabicolo non mi fido che non ha ancora passato la revisione e il meccanico continua a ripetermi che ci sarebbero spese importanti da farci sopra. 

All’inizio ero titubante, non è che ti metti in viaggio così in quattro e quattr’otto, almeno non io. Ci ho riflettuto per benino, cambiando idea un milione di volte, ma poi mi sono detto che non c’era niente di male e che in periodo di ferie una gita se la meritano tutti, anche quelli come me.

Che dire. E’ stato un viaggetto interessante, di quelli da affrontare ben attrezzati e pure muniti di vanga, strumento indispensabile onde evitare di lasciarsi sfuggire qualche recondita sensazione ritenuta morta e sepolta nel passato sotto almeno mezzo metro di ombre e fuliggine anche se il tempo si dice sia galantuomo e magari un po’ mentitore, nel senso che il suo lavoro sulle storie è sia far risaltare gli angoli più belli, ma pure eclissarne quelli più avversi.

Sono rimasto meravigliato da quanto mi fosse facile riconoscere luoghi, persone e cose che pensavo di aver riposto nel dimenticatoio. Suoni, nomi, voci, visi, forme e odori erano ancora tutti lì, freschi dopo anni come se non fosse passato che un giorno soltanto. Insomma è stato un bel viaggio, di quelli che mi spiacerebbe non essere riuscito ad immortalare tra i miei selfie mentali.

Mentre parcheggiavo la Time Machine in garage, alla radio davano questa canzone… poi… ho spento lo stereo e mi sono messo a pensare al futuro.

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[Google – doodle] Festeggia l’hip-hop

L’hip hop è un movimento culturale nato negli anni settanta partito come espressione della voglia di fare festa con musica e ballo nelle feste per strada degli afroamericani e latini d’America è cresciuto negli anni ottanta e novanta  grazie all’esposizione mediatica varcando i confini degli USA per espandersi in tutto il mondo.

La data esatta di nascita dell’hip hop si fa risalire all’11 agosto del 1973: quella sera dj Kool Herc organizzò al 1520 di Sedgwick Avenue – nel povero e malfamato distretto del Bronx, a New York. Si era dato inizio a ciò che ha generato ad oggi un imponente fenomeno commerciale e sociale, rivoluzionando il mondo della musica, della danza, dell’abbigliamento e del design.

Per celebrare il 44 anniversario della nascita dell’hip hop quelli di Google propongono un doodle animato che a parte spiegare con un video con sottotitoli l’importanza di questo movimento culturale, propone agli utenti di cimentarsi con una tipica console da dj. Buon divertimento!!!

 

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