[Recensione] Rim of the World

Film commovente.
Ho pianto molto dall’inizio alla fine ripensando ai mille dollari di cachet pagati allo sceneggiatore (Zack Stentz) a cui auguro il contrappasso di dover guardare in loop e senza soluzione di continuità questo parto della sua povera mente.

A Netflix invece auguro tanta fortuna soprattutto per quando sarà costretta a portare i libri in tribunale vista l’ormai conclamata abitudine di dilapidare i lauti profitti in progetti di così basso livello che chiaramente non verranno mai presentati a Cannes.

Lo scopo non dichiarato di questo film è in realtà quello di spaventare a morte il genitore americano medio nella malaugurata ipotesi dovesse passargli per l’anticamera del cervello l’idea di mandare il proprio pargolo al campo estivo facendogli correre così il rischio di essere nominato baronetto dal cartonato della regina d’Inghilterra. Suggerisco piuttosto di spedirlo all’oratorio della parrocchia dove, a meno di non incappare in un prete dai gusti discutibili, si occuperanno di raddrizzare la sua anima capitalista abituata a usare la parentale carta di credito per pagare migliaia di dollari in discutibili capi d’abbigliamento firmati Adidas che vengono in realtà prodotti per pochi centesimi da alieni pieni di risentimento che covano segretamente il desiderio di invadere la Terra per sterminarci tutti.

Di contro mi ha profondamente colpito la sottile critica antimilitarista in contrapposizione all’incremento delle spese militari dell’amministrazione Trump: miliardi di miliardi di dollari spesi nello sviluppo di sofisticatissimi armamenti… e poi tutto il sistema di difesa dipende da una tamarrissima chiavetta usb di produzione cinese.

Sulla regia (McG), sulla fotografia e sul montaggio non mi posso pronunciare poiché francamente non pervenuti. Per quanto riguarda gli effetti speciali, un accordo di segretezza non mi consente di parlarne come altrimenti meriterebbero, posso dire che la tecnica segreta impiegata per gli effetti speciali è talmente segreta che è come se non esistessero.

Sui giovani attori non voglio infierire, preoccupato piuttosto che fra una decina d’anni la giapponesina (Miya Cech) che qui interpreta l’orfana cinesina possa fare la fine della più famosa Fan Bingbing mentre il giovane carotino nerd (Jack Gore) quella di Macaulay Culkin. Un po’ per scardinare gli stereotipi avviso dellinnovativa scelta stilistica che vede il componente di colore del gruppo (Benjamin Flores Jr.) NON destinato a perire stupidamente entro la prima mezz’ora di girato, ma solo eroicamente ferito e ciò insegna quanto conti per un attore essere rappresentati da un bravo agente. Sul quarto giovane interprete (Alessio Scalzotto) non mi pronuncio vista la scarsità di battute a lui riservate, ma la mancanza di espressione e la vacuità del suo sguardo in camera mi hanno ricordato molto un Silvester Stallone ante litteram.

Una menzione positiva invece va alla colonna sonora, la cui epicità avrei però adoperato nel prequel young adult de «Il Gladiatore» in cui l’adolescente Maximus mandato in vacanza nel villaggio di Asterix salva Roma da un invasione di cavallette cartaginesi.

GIUDIZIO FINALE: Ho talmente raccomandato la visione di questo film al mio odiatissimo vicino di casa che questi è andato subito a rinnovare l’abbonamento alla piattaforma Netflix – spero che questo seppur piccolo incremento agli utili possa mitigare le ire di Reed Hastings e di Marc Randolph (suoi fondatori).


P.S.: Un ultimo appello. Prego la produzione di restituire al più presto alla sua famiglia il pupazzo in CGI che interpreta l’unico alieno impiegato nel film: abbiate pietà, la sua famiglia è pure disposta a pagare un ragionevole riscatto.

[Film da vedere] Train to Busan

Aiutoooooo! Ho visto un film in cui tutti gli attori hanno gli occhi a mandorla e non mi è venuta la diarrea (devo smettere di ordinare la zuppa del Dragone dal cinese sotto casa)!pellicola_cinematografica_

Mettete una serata noiosa (volevo dire uggiosa, ma poi mi sembrava di strafare) in cui non avete nessun impegno (è uno di quei periodi che non vi saluta nemmeno la portinaia del condominio) e non avete niente di meglio da fare che passare un paio d’ore nell’ozio più vizioso (ahimè in solitudine).

californiaclassicspopcorn5Mettete che un’amica (proprio quella che vi ha friendzonato già cinque volte, ma avete sempre fatto finta di non capire) vi ha parlato di un filmettino made in Korea (quella del sud, che si sa che quelli settentrionali c’hanno altro a cui pensare) davvero niente male sebbene sia una storia horror (con solita caterva di zombie che vi domandate se non esiste una fabbrica apposita) e che ha fatto pure bella figura a Cannes (essì la Palma d’oro la danno ancora).

Quindi con la puzza sotto il naso che mi contraddistingue e per cui sono famoso nell’emisfero occidentale, accendo il PC e la TV (magie e limiti dell’HDMI) e con il rimpianto di non aver ancora tirato fuori dall’armadio d’inverno il plaid che tira un’ aria gelida pure in salotto, mi sono messo sul divano a guardare il blockbuster coreano di sempre (mica per dire, ma i 10 milioni di spettatori nessuno li aveva mai fatti, almeno non in Corea).

Lasciamo perdere che questi parlano una lingua che assomiglia al leccese stretto ed è quindi inaccessibile per una persona normale. Lasciamo perdere pure che guardare un film con i sottotitoli in inglese richiede una concentrazione tale che poi ti vengono i muscoli alle meningi ma…

… cazzo, ‘sto film è proprio bello!

E mi sono passate due orette senza che mi rimanga alla fine quel retrogusto in bocca del tipo «ma chi me lo ha fatto fare di sprecare il mio preziosissimo tempo guardando ‘sta roba che c’ho pure i panni da stirare…».


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Titolo originale:
TRAIN TO BUSAN
(Hangul: 부산행; RR: Busanhaeng)

Anno:
2016

Nazione:
Corea del Sud

Regia:
Yeon Sang-Ho

Cast:
Gong Yoo, Kim Su-An,
Jung Yu-Mi, Ma Dong-Seok,
Choi Woo-Shik, Ahn So-Hee


La trama è quanto di più semplice possa partorire mente di sceneggiatore coreano.
Padre neo-divorziato per farsi perdonare dalla figlioletta che trascura perché impegnato al lavoro, decide di accompagnarla dalla madre che vive nella città di Busan. Una volta sul treno i passeggeri apprendono che c’è un’epidemia che trasforma le persone in famelici zombie che infesta pure il loro convoglio.
L’unica salvezza è raggiungere, sempre in treno, la città di Busan dove pare che le forze militari siano riuscite a contenere il contagio.train-to-busan

A dirigere baracca e burattini tale Yeon Sang-ho (di Seul, centro mi dicono) con alle spalle diverse opere di animazione pure ben riuscite, e alla sua prima (e vista la bravura qui dimostrata ci si augura non unica) esperienza in live action. Il cast composto da affermate stelle del cinema coreano del calibro di Gong YooMa Dong-Seok (celebri a livello tipo Raul Bova e Francesco Pannofino qui da noi), ma in cui spicca l’interpretazione della giovanissima Kim Su-An (nemmeno undici anni che io alla sua età a tirare calci al pallone al parchetto), nel ruolo della figlioletta Su-An (stendiamo un velo sullo sforzo d’inventiva dello sceneggiatore) di cui vi innamorerete da subito e che pur frequentando ancora la scuola elementare a Seul ha alle spalle anni di carriera con relativi premi vinti per la sue interpretazioni come attrice.

Questo film mi è piaciuto molto e lo consiglio a tutti gli amanti del genere (quelli fissati con l’horror con zombie ecc…), ma pure a quelli che sono alla ricerca di un lungometraggio fatto bene di cui apprezzare il ritmo incalzante e la profondità dei personaggi. Sconsigliato per le anime troppo sensibili visto che l’happy end c’è (in minima parte), ma non ha niente a che fare con quelli improbabili in stile hollywoodiano dove i protagonisti designati non muoiono mai.

Tecnicamente non c’è niente da dire, il film è una spanna sopra a quanto gira al giorno d’oggi e quanto alla storia, sebbene non si discosti molto dai cliché più banali, riesce al contempo a far emergere con efficacia i caratteri dei vari personaggi riuscendo a creare quell’empatia e quelle antipatie con gli spettatori che sono alla base della riuscita di ogni buon lungometraggio.082292222020

Ci sono scene che valgono un paio di Oscar tipo quella che si svolge nella prima stazione in cui fa tappa il treno in cui l’orda di zombie insegue i nostri eroi e altre che se tecnicamente sono meno valide sono invece senz’altro coinvolgenti e pertanto riuscite come quella dell’anziana che apre la porta del vagone alla sorella ormai trasformata in zombie facendo soccombere tutti gli occupanti del vagone per non parlare della scena finale che pur banale vi farà scappare la lacrimuccia e amen.

Di più non dico per non rovinare la visione a quanti vorranno vederlo dopo aver letto questa mia recensione.

L’unica nota negativa è constatare con una certa invidia che le ferrovie coreane pure durante l’apocalisse zombie sembrano funzionare meglio di quelle con cui dobbiamo avere a che fare in questo paese.

[Film da vedere] Zona d’ombra – (Concussion)

MV5BMTYwNjgwNDg0NV5BMl5BanBnXkFtZTgwMzY1MjAyNzE@._V1_SY317_CR0,0,214,317_AL_Quando gli sceneggiatori di Hollywood sono a corto di idee e non riescono ad inventarne una originale, le prendono dal giornale che solitamente è pieno di personaggi con storie così appassionanti da esser certi da incollare lo spettare alla poltroncina del cinema: come diceva mia nonna, la realtà è quasi sempre meglio della fantasia.

Questo è un film che racconta la storia di un emigrato africano negli Stati Uniti in cerca di quel paradiso che sognava da bambino in Nigeria. La retorica è quella più volte ribadita del paese delle opportunità dove chiunque abbia un la stoffa ce la può fare. Ma sopratutto in questo film si parla dello sport nazionale americano, che in questo non è il baseball con le sue statistiche, e neppure per il basket dei virtuosi con la palla a spicchi, ma è il Football che con la sua partita più importante (il Superball) tiene incollato alla tv qualcosa come 120 milioni di americani: giocato da moderni gladiatori che lottano sul campo per portare una palla ovale oltre la linea di meta. Uno show da miliardi di dollari gestito dalla National Football League (NFL), che in questo caso fanno la parte dei cattivi (e degli stupidi).

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Il vero Dr. Omalu con il vero Will Smith


[SPOILER] Il succo del film prende spunto dal libro “” ed è una storia vera del recente passato. Parla del Dr. Bennet Omalu, neuropatologo di Pittsburg, che nel 2002 alza un vespaio da niente pubblicando i suoi studi che dimostrano una correlazione tra danni celebrali e le commozioni celebrali (le “concussion” del titolo originale) incorsi per la durezza degli scontri tra i giocatori di football. La cosa ovviamente viene osteggiata dai vertici dell’NFL. L’intelligente dottore  cade in disgrazia fino a quando i responsabili medici dell’NFL anni dopo non potranno che ammettere le sue ragioni. Finalmente i giocatori di football americano avranno modo di vedersi riconosciuta la nuova malattia (CTE).


Come regista hanno chiamato Peter Landesman che è stato bravo a dirigere attori del calibro di Will Smith e Alec Baldwin a confezionare un film ben fatto che alla fine mi ha fatto venire voglia di andare a verificare quanto c’è di vero in quello che è ho visto: praticamente tutto.

Istantanea_2016-01-16_18-15-19Spiazzante per me che l’ho visto in versione originale l’accento africano di Will Smith che ha voluto così rendere meglio un personaggio senza cadere nella macchietta. Uno stacanovista che eccelle nel suo lavoro e che per questo è invidiato dai colleghi. Un sognatore, al limite dell’illuso che sa di avere ragione e per questo mette in gioco soldi, famiglia e onore, per condurre uno studio che in pratica si deve pagare di tasca propria e lo fa scontrare con una delle lobby più potenti in America, quel NFL a cui più che la salute dei suoi giocatori sta a cuore il business di ogni stramaledetta domenica.

Bravissima la performance di Gugu Mbatha-Raw che qui interpreta la moglie del medico in grado di rendere benissimo il personaggio. Un’immigrata africana in America che per fortuna trova l’uomo giusto e non lesina a supportarne la battaglia perché sa che sta nel giusto.

Eccessivamente truccato David Morse nel ruolo di Michael Lewis “Iron Mike” Webster il famoso giocatore degli Steelers ucciso dalla sua malattia che lo porterà alla pazzia, che i media gettano nel fango per aver perso soldi e famiglia, così come ne avevano osannato la carriera e che solo al Dr. Omalu riotterrà

 

Gli sceneggiatori in questione sarebbero Matt Charman insieme a quei fratelli Coen che nonostante gli ultimi film non gli siano riusciti granché bene sono sempre nel gotha del cinema autoriale hollywoodiano. Il regista è un certo Stephen Spielberg che se non lo conoscete significa che siete davvero degli alieni lasciati per errore su questo pianeta. Istantanea_2016-01-02_23-04-19L’attore protagonista è Tom Hanks che quando gli squilla il telefono e vede sul display che a chiamarlo è il suddetto regista, risponde senza pensarci due volte “vengo subito” anche se sono le tre del mattino, tanto è sicuro di andare sul sicuro… (questa è la loro 4a collaborazione cinematografica).
Il film che ho appena finito di vedere è “Il ponte delle spie” (aka “Bridge of spies“) e, lo dico subito giusto per levare ogni dubbio, sul versante della soddisfazione cinematografica, l’anno non poteva iniziare meglio. Istantanea_2016-01-02_23-02-58

Si tratta di un thriller spionistico “vecchio” stile (nel senso di classico e nell’accezione migliore del termine), con una narrazione semplice e coerente (finalmenteeeeee!!!), che riesce pure nel non facile compito di stemperare la retorica che affligge sovente questo genere di film (qui i cattivi/bastardi senza cuore sono sia gli americani che i sovietici e per non farci mancare niente magari i tedeschi).
Le interpretazioni di Hanks e Rylance sono superbe e molto probabilmente varrà loro la candidatura all’Oscar.

Istantanea_2016-01-02_22-53-42Inquadrature da far rizzare i peli superflui che calano lo spettatore a contatto con le emozioni dei diversi personaggi. Il fatto poi che si tratta di una storia vera (magari un po’ romanzata per adattarla allo schermo), che parla di persone vere è il plus della pellicola: sfido chiunque di voi a non andare su Wikipedia a leggere della vita dell’avvocato Donovan dopo che nei titoli di coda compare la scritta “Fu inviato a Cuba a trattare con Castro la liberazione di 1.163 prigionieri americani dopo il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci e si assicurò il rilascio di 9.703 tra uomini e donne.”


[Attenti allo SPOILER!!!] – Segue trama del film: Continua a leggere

[Serie Tv] Childhood’s End

MV5BMTUxMjAyNTYyNV5BMl5BanBnXkFtZTgwMDAxMzk0NzE@._V1_UX182_CR0,0,182,268_AL_Childhood’s End è una miniserie televisiva statunitense di genere drama-fantascienza ispirato al romanzo “Le guide del tramonto” o “Angelo custode di Arthur C. Clarke.

La serie, per la regia di Nick Hurran (Doctor Who, Sherlock) e sceneggiatura di Matthew Graham (Life on Mars), è composta da sole tre puntate che sono state trasmesse dal network tematico Syfy in tre serate dal 14 dicembre al 16 dicembre 2015.

Girata a Melbourne in Australia, gli effetti speciali sono stati curati dall’Artifex Studios (Minority Report, The Man in the High Castle, Continuum).

Nel cast diverse conoscenze del pubblico delle serie televisive recenti. C’è Mike Vogel visto in Under the Dome, c’è Julian McMahon di Nip/Tuck, Ashley Zukerman di Manhattan, Charlotte Nicdao di Cyber-girlsOsy Ikhile di Heart of the Sea Mission: Impossible, ma sopratutto, irriconoscibile sotto il pesante trucco da “Superno”, c’è Charles Dance.


Mike_Vogel_SDCC_2014_(cropped)Cast:

  • Ricky Stormgren, l’agricoltore incaricato di rappresentare i Superni ai terrestri, interpretato da Mike Vogel;
  • Dr. Rupert Boyce, lo scienziato coinvolto nella raccolta delle specie animali da inviare sul pianeta dei Superni, interpretato da Julian McMahon;
  • Karellen, il Superno dalle fattezze diaboliche e dalla voce suadente, interpretato da Charles Dance;
  • Charles_Dance_2012_(cropped)Peretta Jones, la psicologa credente, interpretata da Yael Stone;
  • Ellie Stormgren, la compagna di Ricky, interpretata da Daisy Betts;
  • Annabel Stormgren, la moglie defunta di Ricky, interpretata da Georgina Haig;
  • Jake Greggson, il padre di Jennifer e Tommy, interpretato da Ashley Zukerman;
  • Rachel Osaka, la scienziata, interpretata da Charlotte Nicdao;Julian_McMahon
  • Milo Rodericks, l’astrofisico, interpretato da Osy Ikhile;
  • Amy Morrel, la moglie di Jake e madre di Jennifer e Tommy, interpretata da Hayley Magnus;
  • Tommy Greggson, il figlio di Jake e Amy, interpretato da Lachlan Roland-Kenn;
  • Jennifer Greegson, la figlia di Jake e Amy, interpretata da Rory Bochner.

Trama:

ChildhoodsEnd_hero_Karellen_03La Terra subisce la pacifica invasione di un gruppo di alieni chiamati “Superni” (in inglese “Overlords”), che promettono di eliminare povertà, guerre e malattie, inaugurando un periodo di pace e sicurezza per tutta l’umanità che inizialmente è timorosa perché gli alieni non vogliono rivelarsi al mondo lasciandoli poi nello sconcerto quando si rivelano avere le sembianze dei diavoli dell’iconografia classica.
Gli esseri umani godono di un’esistenza utopica, fatti di agi e spensieratezza, che li allontanano dalle arti e dalle scienze, si sveglieranno dal falso sogno solo quando i bambini manifestano facoltà paranormali, che rappresenterà anche la fine della nostra razza.


Trailer:


 Recensione:

Abbiamo dovuto aspettare sessant’anni dall’uscita del romanzo per goderci una trasposizione “cinematografica” e bisogna dare atto alla Syfy di aver centrato l’obiettivo di essere riuscita portare a conclusione un progetto più volte fallito.
Ancora una volta è apprezzabile il fatto che le visioni di Clarke riescano ad emozionare se ben gestite anche in video. Siamo lontani dal capolavoro de La Sentinella di Odissea 2001, ma non è che i Kubrick crescano sugli alberi.childhoods-end-brazilGli amanti del genere fantascientifico non rimarranno delusi da questa miniserie. Anche se i dischi volanti sulle città oramai hanno fatto il loro tempo e rischiano di annoiare, gli aspetti escatologici e apocalittici del romanzo sono stai ben trasposti, merito di una sceneggiatura all’altezza della situazione così come l’interpretazione degli attori.
Chi avrà letto “Le guide del tramonto” potrà forse recriminare su diverse cose così come è giusto che sia, ma personalmente ho apprezzato gli sforzi di tutti e penso che più di così non si poteva fare.CW2tvXEWoAAP1j1


 

[Film da vedere] Il ponte delle spie – (Bridge of Spies)

bridgeofspies_poster_jpg_191x283_crop_q85Del periodo della Guerra Fredda, quel periodo in cui gli americani e i russi si guardavano in cagnesco (un po’ come adesso) e minacciavano ogni cinque minuti di far scoppiare il finimondo della terza guerra mondiale, esistono aneddoti storici più o meno noti, alcuni dei quali sono finiti nel dimenticatoio dei più fino a quando non vengono riesumati da qualche sceneggiatore nel proporre un “nuovo” script alla produzione.

Se poi questultima chiama uno dei registi più bravi, tipo uno di quelli capaci di trasmettere emozioni all’affascinato pubblico inquadrando il dito luminoso di un pupazzo alieno che ha nostalgia delle stelle oppure gli occhi pieni di futuro di una bimba scampata al campo di sterminio, magari uno che può chiedere a qualche bravo attore di farsi trovare libero per il periodo delle riprese lasciando da parte altri progetti, ecco che la magia del cinema ti sforna un piccolo capolavoro.

Brooklyn lawyer James Donovan (Tom Hanks) meets with his client Rudolf Abel (Mark Rylance), a Soviet agent arrested in the U.S. in DreamWorks Pictures/Fox 2000 PIctures' dramatic thriller BRIDGE OF SPIES, directed by Steven Spielberg.

Gli sceneggiatori in questione sarebbero Matt Charman insieme a quei fratelli Coen che nonostante gli ultimi film non gli siano riusciti granché bene sono sempre nel gotha del cinema autoriale hollywoodiano. Il regista è un certo Stephen Spielberg che se non lo conoscete significa che siete davvero degli alieni lasciati per errore su questo pianeta. Istantanea_2016-01-02_23-04-19L’attore protagonista è Tom Hanks che quando gli squilla il telefono e vede sul display che a chiamarlo è il suddetto regista, risponde senza pensarci due volte “vengo subito” anche se sono le tre del mattino, tanto è sicuro di andare sul sicuro… (questa è la loro 4a collaborazione cinematografica).
Il film che ho appena finito di vedere è “Il ponte delle spie” (aka “Bridge of spies“) e, lo dico subito giusto per levare ogni dubbio, sul versante della soddisfazione cinematografica, l’anno non poteva iniziare meglio. Istantanea_2016-01-02_23-02-58

Si tratta di un thriller spionistico “vecchio” stile (nel senso di classico e nell’accezione migliore del termine), con una narrazione semplice e coerente (finalmenteeeeee!!!), che riesce pure nel non facile compito di stemperare la retorica che affligge sovente questo genere di film (qui i cattivi/bastardi senza cuore sono sia gli americani che i sovietici e per non farci mancare niente magari i tedeschi).
Le interpretazioni di Hanks e Rylance sono superbe e molto probabilmente varrà loro la candidatura all’Oscar.

Istantanea_2016-01-02_22-53-42Inquadrature da far rizzare i peli superflui che calano lo spettatore a contatto con le emozioni dei diversi personaggi. Il fatto poi che si tratta di una storia vera (magari un po’ romanzata per adattarla allo schermo), che parla di persone vere è il plus della pellicola: sfido chiunque di voi a non andare su Wikipedia a leggere della vita dell’avvocato Donovan dopo che nei titoli di coda compare la scritta “Fu inviato a Cuba a trattare con Castro la liberazione di 1.163 prigionieri americani dopo il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci e si assicurò il rilascio di 9.703 tra uomini e donne.”


[Attenti allo SPOILER!!!] – Segue trama del film: Continua a leggere

DESIDERI: Vedere “L’alba del Pianeta delle Scimmie”

Dopo aver visto il convincente trailer non ci sono dubbi: L’alba del Pianeta delle Scimmie, reboot della storica saga di fantascienza, sarà davvero un gran bel film con effetti speciali prodotti dalla WETA (quelli del Signore degli Anelli, King Kong e Avatar).

Diretto da Rupert Wyatt, L’alba del Pianeta delle Scimmie è in realtà un prequel, che riporta la storia ai giorni nostri. Alcuni esperimenti dello scienziato Will Rodman, interpretato da James Franco, in cerca di una cura per l’alzheimer e l’evoluzione delle scimmie, scatenano una guerra tra scimmie e umani. Quest’ultime guidate da una scimmia evoluta di nome Caesar. Nel cast anche la bellissima Freida Pinto, John Lithgow, Brian Cox, Tom Felton ed Andy Serkis.

In Italia sarà programmato il 23 settembre: non vediamo l’ora.

6 aprile 2011: Il processo Ruby – Berlusconi

Boris Il Film arriva il 1° di aprile

E’ ufficiale Boris – Il Film sarà distribuito a partire dal prossimo 1° aprile. In attesa di poter vedere sul grande schermo le gesta della troupe più cult della televisione gustiamoci il trailer: Continua a leggere

Che bella giornata è un bel film

Dopo lo strordinario successo di Cado dalle Nubi, Luca Medici in arte Checco Zalone torna al grande schermo con un film divertentissimo che grazie alla sua aria stralunata e cafona sa far ridere anche con la più scontata delle battute.

E’ la storia di Checco che dopo essere stato bocciato per l’ennesima volta al concorso per diventare carabiniere, grazie ad una raccomandazione viene assunnto al servizio del vescovo e impiegato alla sicurezza del Duomo di Milano. Qui viene avvicinato da una ragazza Farah che in realtà sta pianificando un attentato terroristico alla Madonnina. Ma Farah non ha fatto i conti con l’animo di Checco che cambierà per sempre le sorti della sua vita.

La notizia è che il film del regista Gennaro Nunziante è riuscito in un impresa che appariva impossibile: batte i record di Avatar. Forte delle 900 copie a disposizione, Che bella giornata è infatti stato visto in 96 ore da più di due milioni di italiani.

Ancora una volta belle le canzoni che accompagnano il film, sia L’amore non ha religione che Se mi aggiungerai ispirata a Facebook.

Davvero bravi Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Ivano Marescotti e sopratutto la bellissima Nahiha Akkari. Segue il trailer del film: Continua a leggere

Desideri: andare a vedere il film Bright Star

« Qui giace colui
il cui nome fu scritto
sull’acqua. »
(Epitaffio sulla tomba di John Keats)

Un film della regista neozelandese Jane Campion, quella di Lezioni di piano e Ritratto di signora,  è già una garanzia, ma quando si porta sullo schermo una delle storie d’amore più significative del diciannovesimo secolo inglese, quella tra il poeta John Keats e la giovane Fanny Brawne, la pellicola merita a prescindere di essere vista. Continua a leggere

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