Maledetta primavera, per fortuna al tempo di Monet c’erano ancora le mezze stagioni

Tipo quando ti svegli una mattina con gli occhi abbuffati conciati peggio di quando ti sei infilato a letto. Il naso che pizzica e sgocciola, la testa indolenzita, proprio il giorno in cui dovevi essere al cento per cento per via di quella riunione importante in ufficio.
Ma che diavolo è mai successo?

Ti sei coricato che era fine inverno che la mattina presto per strada c’era la nebbia e ti sei svegliato in piena primavera, pacchetto tutto compreso: sole sopra i venti gradi e nuvole di polline in omaggio. Se tua nonna continua a mormorare che non ci sono più le mezze stagioni non è per via che è rimbambita e ripete cose a caso, ma perché oramai è così e lo ha scritto pure sul suo account su twitter: – Ti giri un attimo, chiudi gli occhi e ti ritrovi in un’altra stagione – (1000 retweet e 1000 cuoricini).

Ovvio che il tuo corpo segua le vecchie leggi naturali in vigore dai tempi della nonna di tua nonna: non è che se di punto in bianco te ne vai in giro con la polo a mezze maniche, quando il giorno prima tremavi se non indossavi i guanti, ti puoi sentire bene. E’ arrivata la primavera insieme all’irritante malessere da cambio di stagione e alle insopportabili allergie.

Perché i prati raggrinziti della sera prima, si sono magicamente trasformati in un trionfo di fiorame che nemmeno nei giardini reali delle favole e ovviamente cresce di tutto, ma di più crescono le graminacee e tutte le altre erbacce infestanti a cui sei allergico.

Devi fartene una ragione e cantare anche tu come la Goggi: «Che fretta c’era… maledetta primavera!».

Ha ragione Loretta e pure tua nonna. Una volta era diverso. La sera dopo cena si guardava in tv il meteo del colonnello Bernacca che non sbagliava mai, mai. D’inverno faceva freddo, ma freddo freddo, che se non stavi attento ti beccavi i geloni. Si sapeva che avrebbe nevicato (i calli del suddetto meteorologo erano infallibili), ci si preparava e poi puntualmente nevicava. Poi, passata la buriana, a poco a poco le giornate si scaldavano. Lentamente, lasciando il tempo di prenderci l’abitudine, senza fretta. Capitavano pure delle ‘straordinarie’ giornate fredde e piovose intercalate da sprazzi di sole ‘finto’, ma si sapeva pure questo visto che si era in pieno marzo pazzerello. Il metabolismo della gente aveva tutto il tempo per abituarsi alla nuova stagione che come dovrebbe fare ogni buon ospite si preannunciava, arrivava bussando e stava tra i piedi per il tempo giusto. Più di una rondine facevano primavera. Poi fatto il callo, arrivava l’estate con il caldo magari afoso, il cosiddetto ‘solleone’ che costringeva a prendere tutti insieme le ferie per andarsene al mare, ma si sapeva pure questo. Poi piano piano rinfrescava ed arrivava l’autunno con le foglie che ci mettevano intere settimane a cadere dall’albero e non mezza giornata come avviene oggi. E infine tornava l’inverno e si ricominciava tutto daccapo.

Purtroppo a noi è toccato di vivere nell’era moderna. Lassù hanno estratto a sorte ed è uscito il nostro numero. A parte alcune cose positive come il porno, i social network e lo sfascio degli One Direction, è un periodaccio in cui le brave persone devono affrontare tante cose negative e avverse al limite dell’immaginabile, tipo il papa che se ne va in pensione o per l’appunto il fatto che non ci siano più le mezze stagioni.

Lo vorrei vedere io uno come Claude Monet apparecchiare la sua tela e i suoi pennelli pastrugliando sulla tavolozza tutto intento a cogliere veloce gli sbalzi d’umore delle ombre e delle luci. E’ un dato di fatto che un capolavoro come l’Effetto della primavera, ai giorni nostri nemmeno il più valente pittore l’avrebbe più potuto dipingere. Me lo immagino il povero Claude soddisfatto della sua famosa serie sui covoni affaccendato a consultare il calendario e a preparare il tutto per terminare la serie sui pioppi di Giverny raffigurati su tela in tutte le salse, con la luce del crepuscolo, d’estate, in rosa, d’autunno, con il tempo coperto, d’inverno. La sorpresa di tutta questa primavera improvvisa: zaaaaaac! E giusto il tempo di tirare su il cavalletto che è già bella e finita: robe che nemmeno i futuristi! E sai l’arrabbiatura! Sconsolato poi avrebbe scritto all’amico: «Mio carissimo Pierre-Auguste (detto Renoir), mi ha rovinato la serie dei pioppi questa… maledetta primavera!».

Fortunatamente al suo tempo c’erano ancora le mezze stagioni altrimenti ce le sognavamo le pennellate del padre dell’impressionismo, ai posteri avrebbe lasciato soltanto qualche tela incompiuta e il suo dolore per la prematura dipartita dell’amata Camille.


Artista :  Claude Monet (1840 – 1926)
Stile artistico : Impressionismo
Opera : Effetto della primavera,Giverny (1890)
Dimensioni : 100 x 60 cm
Tecnica : olio su tela

Ubicazione : London, Private Collection Lefevre Fine Art Ltd


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