«Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto […] un ricordo talmente dolce […] che ancora oggi, se ci capitano tra le mani i libri di un tempo, li sfogliamo come fossero gli unici calendari conservati dei giorni passati e ci aspettiamo di vedere, riflessi sulle loro pagine, le case e gli stagni che non esistono più.»
[inizio del saggio Sur la lecture (Del piacere di leggere), Marcel Proust]
Cosa sarà mai tutta questa voglia di apparire? Se lo sarà pure chiesto Vittorio Matteo Corcos (1859-1933) che ha fatto del ritratto il suo mestiere e la sua arte. In un epoca lontana dai selfie chi ne aveva la possibilità cercava un’artista per immortalarsi su tela.
A cavallo tra la fine dell’ottocento e gli anni prima dello scoppio della Grande guerra i pittori italiani vengono dapprima investiti dall’ondata di rinnovamento che in Francia avrà i suoi araldi negli Impressionisti e che in Italia darà origine ad un rinnovamento antiaccademico della pittura in senso verista con i Macchiaioli, iniziatori della pittura moderna italiana.
La pittura dei Postmacchiaioli succede cronologicamente a quella macchiaiola, che si avvicinerà maggiormente alla cultura dell’impressionismo francese. Fu il pittore livornese Alfredo Müller, di ritorno da un viaggio in Francia, a introdurre in Toscana le novità pittoriche degli impressionisti e sarà proprio il ritrattista Corcos uno dei maggiori esponenti del movimento, conosciuto in particolare per i realistici ritratti (dalle fanciulle dell’alta borghesia alle dame della nobiltà, dalle personalità emergenti come il giovane Pietro Mascagni ad altre di chiara fama come Emilio Treves e Giosuè Carduccine, ne eseguì pure uno all’ultimo Kaiser di Germania, Guglielmo II e alla sua consorte, oltre che alle regine Amelia di Portogallo e alla regina Margherita di Savoia).
In uno spazio senza tempo i tre giovani di In lettura sul mare, sembrano posare impegnati in un colloquio negato e silenzioso di immagini, pensieri, idee e ideali che forse si è avviato in loro dalla lettura di alcuni volumi dalla copertina gialla propri dell’edizioni Flammarion, sgualciti, perché letti e riletti. Nel dipinto la figura femminile è Ada, figlia di prime nozze della moglie, unica rispetto agli altri ritrattati, ammalia lo sguardo dell’osservatore con il suo piglio sicuro e risoluto, prendendosi il ruolo indiscussa di protagonista. Gli altri due giovani appaiono a complemento della scena: quello posto sulla sinistra, in impeccabile abito bianco – colore che accomuna l’abbigliamento dei tre protagonisti e che caratterizza la moda della Belle Époque – appare elegantemente sdraiato su una ampio parapetto, intessuto di lapidei decori liberty, e sembra non si sia accorto di nulla, tanto è assorto nella lettura di un libro. L’altro, seduto con il busto reclinato in avanti e le mani incrociate, appare in uno stato di sospensione – attesa, forse ha appena terminato di ascoltare le interessanti riflessioni della bella Ada o forse sta guardando la costa toscana, immerso in pensieri che non ci è dato sapere. Intanto mentre i tre giovani rimangono per l’eternità accarezzati da quella brezza estiva che si alza quando si avvicina il tramonto.
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