Utenti in rivolta: «Le applicazioni di iPad e iPhone ci spiano»
E non dite che non vi avevamo avvertito. Farsi abbagliare dalle innumerevoli possibilità che le app sembrano darci per pochi euro è stato facile. Ma adesso si fanno i conti con l’oste. E’ di qualche giorno fa la notizia giunta dall’America di una class action contro la Apple per violazione della privacy degli utenti attraverso le più popolari e scaricate app, utility e giochi che trasmettono l’ID univoco dell’apparecchio, dati di geo-localizzazione, informazioni su sesso, età e altri dati sensibili senza chiedere alcun consenso.
Tutti questi dati verrebbero raccolti e venduti a terze parti (società di comunicazione e aziende pubblicitarie) che li utilizzano per profilare gli utenti per i loro scopi di marketing: il tutto all’insaputa degli ignari utilizzatori.
E non si parla solo di qualche applicazione fuori controllo ma, secondo una ricerca del Wall Street Journal, sarebbero ben 45 sulle 101 applicazioni controllate scelte tra quelle più popolari a non proporre una policy nè sul sito del produttore nè all’interno dell’applicazione. Va inoltre ricordato che il problema oltre all’azienda di Steve Jobs coinvolgerebbe direttamente anche Google che è messa sotto accusa perchè alcuni applicativi incriminati (ad esempio Pandora) oltre sui device di Cupertino girano anche sui sistemi Android di BigG.
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