A sentire i pubblici dibattiti televisivi (iniziavamo a sentire la mancanza della caciara parlamentare in tv) hanno vinto come al solito un po’ tutti. Alla fine non ha perso nessuno dei contendenti principali visto che a ben vedere le loro poltrone sono sempre ben assicurate. Quello che si può dire senza ombra di dubbio è che al centrosinistra vanno Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Puglia e Basilicata. Il centrodestra si aggiudica Lombardia, Veneto, Campania, Calabria, Piemonte e Lazio.
Cmq secondo i dati del Ministero degli Interni a vincere è stato l’astensionismo che ha visto crescere dell’8% i propri sostenitori e scendere al 63,6% la percentuale dei votanti. Un dato che dovrebbe lasciar intendere in maniera inequivocabile di che portata sia il fallimento dell’attuale classe politica che dovrebbe ritenersi bocciata a tutti i livelli.
Di seguito qualche dichiarazione dei leader politici:
Bersani: “Inversione di tendenza, il PD avanza”
Berlusconi: “L’amore ha vinto sull’odio”
Casini: “Udc tra i pochi a crescere, faremo i difensori civici”
Di Pietro: “IdV vittorioso perchè radicato”
Persino la protezione animali esulta perché per la prima volta un suo esponente sarà consigliere regionale in Lombardia. E che dire del comico Grillo che con il suo Movimento a 5 stelle dichiara: “L’inizio di un percorso”.
Ma se la matematica non è un opinione, interessante è l’analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna che ha effettuato alcune elaborazioni sui risultati del voto regionale di ieri per determinare quanto i principali contendenti abbiano riscosso maggiori o minori consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005.
Lega Nord: ha pressochè raddoppiato i consensi, passando dai quasi 1 milione 380 mila voti nel 2005 (nelle sole 13 regioni che hanno appena votato il 28 e 29 marzo) agli attuali 2 milioni 750 mila (+1 milione 370 mila voti). Si tratta di un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle «rosse».
Popolo della libertà, rispetto ai suoi predecessori del 2005 (Forza Italia e Alleanza nazionale), ha perso 1 milione 69 mila voti (ossia il 15%). Com’era prevedibile, una parte consistente di questo calo si registra nel Lazio (-600 mila voti) per effetto dell’esclusione della lista Pdl in provincia di Roma e quindi non può essere imputato a una minore attrattiva del partito nei confronti dell’elettorato.
Il Partito democratico perde 2 milioni di voti rispetto ai consensi raccolti dai Democratici di sinistra e dalla Margherita nel 2005, ossia circa un quarto (-26%) dell’elettorato dei suoi predecessori.
L’Italia dei valori manifesta una forte crescita, quasi quadruplicando i suoi consensi del 2005: +1 milione 227 mila voti. Si tratta di una crescita che si osserva in tutte le regioni, ma meno al Sud che altrove.
L’Udc di Pier Ferdinando Casini ha perso voti rispetto al 2005: -227 mila voti, ossia -15%.
La sinistra radicale esce sconfitta rispetto al 2005. In tutto, i partiti della sinistra radicale hanno perso 1 milione 274 mila voti, ossia quasi la metà (-48%) del loro elettorato di cinque anni fa.
Infine il risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha raccolto i consensi di 390 mila elettori nelle cinque regioni in cui si è presentato. È possibile che il ruolo più rilevante sia stato svolto dal Movimento 5 stelle in Piemonte, dove ha conseguito il 3,7% dei consensi e il candidato di centro-sinistra ha perso con un margine di appena 0,42 punti percentuali.
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oggi noi itliani non sappiamo piu cose la dignita quanto la capiremo ‘ saremo una grande nazione ugo.
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